La Rappresentante di Lista: a Sanremo quest’anno porteremo uno show che va oltre la musica

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Tornano in gara a Sanremo anche per questa 72esima edizione, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, meglio conosciuti come La Rappresentante di Lista. Per loro, cantante la prima e polistrumentista il secondo, il palco dell’Ariston è stato un trampolino di lancio fondamentale: più di dieci anni di carriera alle spalle tra album, tour nei club e partecipazioni a rassegne musicali. Il grande pubblico, però, è arrivato proprio grazie al Festival, a cui hanno preso parte nel 2020 come ospiti di Rancore nella serata dei duetti e lo scorso anno come artisti in gara.

Nella classifica finale del 2021 sono arrivati undicesimi, ma per loro Sanremo è stata, senza retorica, una vera vittoria. Subito dopo infatti ci sono stati un tour estivo, seppure con le dovute restrizioni, che ha registrato diversi sold-out; un disco apprezzatissimo e un libro scritto a quattro mani. Ma ciò che li rende particolarmente orgogliosi è essere riusciti a lanciare e veicolare dei messaggi importanti che sono stati recepiti e condivisi da migliaia di persone.

Al Festival, domani sera, presenteranno il loro brano Ciao, ciao . Si tratta di un pezzo in pieno stile LRDL: i due, infatti, porteranno sul palco un tema delicato e dibattuto, come la trasformazione che sta vivendo il nostro Pianeta, ma lo faranno con l’irriverenza e la schiettezza che contraddistingue il loro modo di fare musica.

Li abbiamo intervistati alla vigilia di Sanremo, per farci raccontare qualcosa di più.

Tornate per il terzo anno consecutivo all’Ariston. Il primo Festival è stato da ospiti e questo è invece il secondo in cui siete in gara: come affrontate Sanremo 2022 rispetto alle esperienze precedenti?

Veronica: Non sappiamo come sarà quest’anno ma è interessante che la prima volta ci siamo andati come ospiti, quasi ad assaggiare cosa vuol dire quel palcoscenico. Quando ci ripenso mi viene in mente il mantello dell’invisibilità: perché eravamo a Sanremo, ma molto protetti da quella dimensione totalizzante che è il Festival. L’anno scorso invece è stato un po’ come una fase di ricerca, comprensione degli spazi in cui muoversi. Sarebbe da consigliare a tutti di farlo almeno due volte per “prendere le misure” di un’esperienza come questa. Lo scorso anno facevamo tutto per la prima volta da protagonisti e nessuno di noi si immaginava quello che sarebbe successo o la reazione del pubblico. Sicuramente sapevamo che andavamo a presentare un progetto totalmente sconosciuto agli occhi dei più: una musica diversa, una voce mai ascoltata, delle sonorità e un’identità comunque nuove. Qualcosa che non era nel mondo del mainstream. Quest’anno ci andiamo carichi di un’esperienza che ci ha insegnato tanto e di conseguenza un po’ più sicuri sui modi e i tempi che vogliamo utilizzare per far passare alcuni messaggi o raccontarci. Ci saranno sicuramente tante cose che non abbiamo previsto e l’emotività una volta lì sarà altissima, ma ci stiamo arrivando con una serenità diversa secondo me.

L’anno scorso eravate gli outsider del Festival e quest’anno invece siete addirittura tra i favoriti al podio secondo i bookmaker. Come lo vivete questo ruolo?

Veronica: È stato interessante notare come la gente abbia recepito grazie a Sanremo il messaggio che volevamo mandare e il nostro progetto. Quando abbiamo suonato dal vivo, nel tour estivo, abbiamo avuto un bellissimo riscontro perché anche chi ci ha scoperti con Amare,  poi ha imparato a conoscere i nostri vecchi album. Quindi si, direi che non siamo più outsider.

Dario: Di certo quest’anno sappiamo dove e come dirigere meglio l’energia. Per il podio, che dire? Incrociamo le dita e tocchiamo ferro (ride, ndr).

Ciao Ciao, il brano che porterete all’Ariston, sembra mantenere il legame con il vostro lavoro precedente. Qualche tempo fa, in un’intervista mi avevate raccontato che l’album MyMamma e il libro MaiMamma erano stati concepiti come un’unica opera lirica moderna. Questa canzone fa in qualche modo parte di quel progetto?

Dario: Sicuramente si. In qualche modo sancisce l’ultimo capitolo, anche se mi dispiace dire questa cosa perché nulla vieta che tireremo fuori dal cappello qualcosa di nuovo. Effettivamente il tema centrale della canzone è esattamente preso dal libro: la ricerca sulla fine. La fine del mondo, in questo caso, che può essere intesa come un passaggio epocale della nostra vita ma anche come fine vera e propria. Dietro, però, ovviamente c’è anche la necessità di portare sul palco dell’Ariston dei temi a cui siamo molto legati: quello che accade al nostro pianeta e all’umanità in generale. E lo facciamo sempre affrontando un argomento del genere con poesia e irriverenza, che è quello che ci contraddistingue musicalmente. In questo momento stiamo ragionando anche sulla possibilità di mettere in scena quest’opera lirica moderna e costruire uno spettacolo che avrà, probabilmente, i testi del romanzo e le canzoni del disco. Ma su questo progetto, ahinoi, viste le vicissitudini e i rinvii di tanti tour e spettacoli live, siamo un po’ in attesa di capire come evolverà la situazione.

Quello che porterete a Sanremo è un brano che è nato da poco o era, in tutto o in parte, già stato pensato un anno fa quando è uscito il disco?

Veronica: È un brano successivo. A onor del vero è arrivato a ottobre. C’eravamo messi in studio con alcuni musicisti della nostra band e avevamo voglia di sperimentare un altro tipo di scrittura. È venuto di getto in quella sessione di lavoro. E anche se era fuori dal flusso del disco abbiamo creato una sorta di prolungamento, quasi uno spin-off sullo stesso tema.

Dario: È strano quando si ragiona sulla scrittura: tendi sempre a sperimentare qualcosa di nuovo ma successivamente ti accorgi che forse c’è un legame con il passato. Per Ciao Ciao posso dire che solo quando l’abbiamo avuto tra le mani ci siamo resi conto che era la chiusa perfetta per MaiMamma.

Il dissenso, in questo brano, è dimostrato anche e soprattutto con il corpo, perché tanti termini utilizzati nel ritornello o riportano proprio alla fisicità. Visto che è qualcosa di molto presente nella vostra produzione e visto che i gesti che facciamo, gli abiti che indossiamo a volte possono parlare tanto quanto le parole che diciamo…dobbiamo aspettarci qualcosa di “fisico” durante le performance all’Ariston? Soprattutto visto che i vostri show non sono mai qualcosa di esclusivamente musicale…

Veronica: Beh, diciamo di si dai. Abbiamo creato una narrazione anche attraverso altri elementi della scena, come ci piace fare di solito. E cercheremo di raccontare al meglio questa canzone e anche chi è La Rappresentante Di Lista. Sicuramente come band possiamo mostrare un altro aspetto di noi, che è quello che appartiene soprattutto al live: corpo, groove, abiti, scena, anche come siamo disposti nello spazio. Sono dettagli che abbiamo curato.

Quest’anno nella serata cover c’era la possibilità di scegliere all’interno di un repertorio più ampio del solito e voi, come altri, avete optato per un brano non italiano. Come mai?

Veronica: Dal momento in cui abbiamo saputo che si potevano proporre anche brani internazionali, ci è venuto in mente Be my baby. In particolare ci ho tenuto io, perché è la canzone della mia infanzia e della mia adolescenza. Una canzone a cui sono molto legata. Abbiamo subito pensato a questo pezzo, immediatamente. Poi, successivamente, abbiamo fatto dei ragionamenti su come presentarlo e sulla scelta degli ospiti.

Ecco, appunto, la scelta di Margherita Vicario, Ginevra e Cosmo com’è arrivata?

Dario: Per noi era interessante portare sul palco una compagine di artisti appartenenti al nostro mondo, quello della musica dal vivo. Margherita Vicario, Ginevra e Marco Cosmo sono artisti che abbiamo incontrato spesso in questi anni proprio nei festival in giro per l’Italia, che sono uno dei nostri pallini. E quando abbiamo ri-arrangiato Be my baby abbiamo pensato che volevamo trasportarla fuori dagli anni 60 e farla atterrare nel 2022. Per noi, quindi, un elemento fondamentale era la parte elettronica e ci siamo resi conto subito che Cosmo poteva essere l’artista giusto per farlo. Margherita e Ginevra insieme a Veronica sono l’ideale anche per ricostruire l’immagine iconica delle The Ronettes.

Tra i vostri competitor quest’anno c’è Rettore che l’anno scorso è stata con voi sul palco nella serata delle cover a cantare Splendido, splendente. Vi fa piacere, seppure è come avversaria, trovare un’artista come lei che stimate in gara?

Veronica: C’è una competizione di mezzo e qualcuno avrà la vittoria, lo sappiamo. Ma mi sembra più che altro di partecipare a un bel momento in cui si condivide un palcoscenico e c’è la possibilità di presentare il proprio modo di fare musica. Non vorrei viverla come una gara e in realtà noi la sentiamo anche poco così. È più un momento piacevole per incontrarsi e confrontarsi. Con Donatella è rimasto un legame, siamo felici dell’affetto che lei racconta verso di noi perché è lo stesso che noi proviamo per lei. Lo scorso anno è stato un bell’incontro e ci fa piacere ritrovarla.

L’anno scorso il Festival si è aperto, forse per la prima volta davvero, all’indie. Quest’anno invece si è arrivati alla convivenza tra quello che è il mondo straconosciuto della canzone di Morandi e Ranieri e quello degli artisti che vengono considerati ancora “di nicchia”. Voi siete in mezzo a questi due mondi. Questa eterogeneità forse è la vera fotografia della musica italiana…

Dario: Intanto ci fa piacere sapere che quest’anno ci sono artisti come Giovanni Truppi ad esempio, che è uno dei cantautori più forti della nostra scena, con cui abbiamo anche collaborato in passato. Ma anche tanti altri che saranno all’Ariston sono, per noi, prima di tutto amici. Quest’anno è un Festival che presenta un’intera costellazione della musica italiana: da Ranieri, Morandi e Iva Zanicchi fino ad arrivare ad Highsnob e Hu. Racconta generazioni diverse di scritture e musica e questo per me è fantastico. Ovviamente onore anche alla direzione artistica di Amadeus, perché questa è evidentemente la sua visione della musica in Italia.

Veronica: È proprio un bel mix tra generazioni che ancora oggi sono molto forti e altre che si stanno facendo conoscere, vengono finalmente riconosciute e riescono a consolidare i loro progetti. È anche un passaggio di consegne: un bello specchio di ciò che è oggi la musica nel nostro Paese.

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