Sono passati 30 anni, eppure sembra ieri. Soprattutto per chi scrive.
Ho il ricordo nitidissimo di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, il primo album degli 883 ed anche la mia prima musicassetta in assoluto, all’età di 8 anni, praticamente squagliata a forza di ascolti.
A trent’anni di distanza penso di non commettere nessun crimine di lesa maestà se dico che gli 883 hanno rivoluzionato il linguaggio delle canzoni pop e, di conseguenza, anche quello comune.
Sono arrivati dopo il primissimo Jovanotti, è vero (quello de La mia moto, Gente della notte e “Ciao mamma, guarda come mi diverto”), e fu proprio Lorenzo a presentarli per la prima volta in televisione in una puntata di 1, 2, 3 Jovanotti del 1989 col nome de I Pop.
Ma l’effetto sul grande pubblico di Hanno ucciso l’Uomo Ragno (e, ancor di più, del successivo Nord Sud Ovest Est) è stato letteralmente dirompente, soprattutto tra i pre-adolescenti e gli adolescenti.
I testi diretti, che raccontano le storie dei ragazzi di provincia e la vita di tutti i giorni come forse nessuno aveva fatto prima di loro, scritti coi termini che quegli stessi giovani usavano, hanno fatto sì che un’intera generazione si riconoscesse istantaneamente nelle canzoni degli 883, tanto da dare un’immensa popolarità al duo, che da perfetti sconosciuti riescono nell’impresa di vendere 600.000 copie col loro disco d’esordio.
Andiamo a ripercorrere quindi Hanno ucciso l’Uomo Ragno canzone per canzone, riscoprendo quel microcosmo provinciale raccontato in maniera magistrale che ha portato al successo istantaneo Max Pezzali e Mauro Repetto.
Le canzoni
Si parte con Non me la menare, primo brano in assoluto presentato al pubblico dagli 883, al Festival di Castrocaro nel 1991, ed arrivato in finale.
A livello musicale la particolarità di questo pezzo consiste nell’utilizzo della campionatura del riff di batteria della celeberrima Shout dei Tears for Fears nell’ultima strofa e successivo ritornello.
Uno dei tre brani dell’album ad avere una chiara impronta rap, oltre ad un testo che fa utilizzo di termini presi dallo slang di Milano e dintorni (costante di tutto l’album), come appunto il menarla del titolo. (“Non me la menare / non capisco cosa vuoi / tanto lo sapevi che non ero come voi / A me piacciono le birre scure / le moto da James Dean / non quelle stronzate che si dicono nei film”)
Si prosegue con S’inkazza (questa casa non è un albergo) che, se vogliamo, potremmo definire una sorta di Cara di amo degli Elio e le Storie Tese in versione madre-figlio.
Sonorità marcatamente rock e testo che si focalizza sui contrasti tra genitori e figli in età adolescenziale, con la più classica delle frasi che ognuno di noi si è sentito dire almeno un centinaio di volte dai propri genitori, ovvero “questa casa non è un albergo”. (“Quando ti alzi a mezzogiorno / quando a casa non sei mai / quando invece ci stai sempre / devo pulire te ne vai / Questa casa non è un albergo / per fare quello che vuoi / non ne possiamo più, io ti avverto / dei porci comodi tuoi”)
6/1/sfigato, pubblicata come singolo e presentata al Cantagiro 1992 nella sezione giovani, prende in giro i wannabe di provincia, primi ad avere il cellulare da esibire come vero e proprio status symbol e di conseguenza sinonimo di ostentata (e spesso inesistente) ricchezza, spacciandosi agli occhi degli altri per persone importanti, che sono “nel giro dei vip”, ma che alla fine vengono sbeffeggiate da chiunque al bar. (“Hai comprato pure il cellulare / da tua madre tu ti fai chiamare / per far finta di essere uno importante / chiamo dopo sono in mezzo alla gente / Fingi di esser come Berlusconi / pieno di ragazze e di milioni / fino a ieri eri come noi / e invece adesso cosa sei? / Sei uno sfigato, ma cosa vuoi? / Sei uno sfigato, ma chi sarai mai?”)
La canzone successiva, Te la tiri, sembra quasi collegata musicalmente alla precedente (le separa infatti solo un brevissimo stop, come a voler dare un senso di continuità del racconto). E in qualche modo è così, perchè oltre ad avere in comune lo stile rappato, possiamo considerarle due facce della stessa medaglia: se 6/1/sfigato ci ha appena raccontato il lato maschile del wannabe di provincia, Te la tiri rappresenta quello femminile, con il classico racconto della gnocca di paese che non degna di uno sguardo i ragazzi del bar, ma che si fa intortare facilmente da un personaggio come il protagonista della canzone precedente, con una bella macchina e un portafogli gonfio, anche se si tratta di sola apparenza. (“tu punti solo quei tipi importanti / soldi pochissimi debiti tanti / solo che sanno colpire nel segno / e tu che ci caschi nel loro disegno / Passano a prenderti con l’ammiraglia / cenetta con aragosta e tenaglia / quando alla fine li hai conosciuti / ti portano a letto e poi tanti saluti”)
Quello che era il vecchio lato B della musicassetta si apre con la title track, nonché singolo di lancio dell’album, nonché canzone forse più famosa degli 883, e chi più ne ha più ne metta.
Sto parlando ovviamente di Hanno ucciso l’Uomo Ragno, che nelle parole di Pezzali “rappresentava la purezza adolescenziale ammazzata dal mondo degli adulti”.
Per assurdo, nonostante le parole di Max, questa è l’unica canzone dell’album completamente slegata dal tema generale del disco, ovvero la vita adolescenziale nella provincia, e nonostante l’enorme successo ottenuto pensiamo di poter affermare senza rischiare di essere smentiti che in realtà questo non è uno dei pezzi migliori dell’album.
Dopo 30 anni, comunque, continuiamo a chiederci perchè l’Uomo Ragno debba aver fatto qualche sgarbo proprio ad un’industria di caffè (a parte la mera necessità di fare rima con “perchè”). Resta geniale l’utilizzo di una scrittura in formato “fumetto”. (“Tutto ad un tratto la porta fa “slam” / il guercio entra di corsa con una novità / dritta sicura, si mormora che / i cannoni hanno fatto “bang” / Hanno ucciso l’Uomo Ragno / chi sia stato non si sa / forse quelli della mala / forse la pubblicità / Hanno ucciso l’Uomo Ragno / non si sa neanche perchè / avrà fatto qualche sgarro / a qualche industria di caffè”)
Subito dopo la title track arriva quello che è il vero capolavoro dell’album, ovvero Con un deca, in assoluto uno dei brani migliori scritti dal duo Pezzali-Repetto. Se vogliamo si può definire la “versione 883” di Malinconoia di Marco Masini, uscita l’anno prima: due capolavori che parlano dello stesso tema in modi diversi.
Con un deca, infatti, è un perfetto affresco malinconico di due ragazzi intrappolati nella vita di provincia, che vagano senza meta in un paese che non ha nulla da offrire a quelli della loro età (“due discoteche e centosei farmacie”), ma allo stesso tempo non hanno i soldi né l’idea giusta per “svoltare”. In tasca solo il deca, le diecimila lire, che non bastano nemmeno per andare in pizzeria, ma almeno la consolazione di poterci fare benzina per non rimanere a piedi. (“Ne parlavamo tanto tanti anni fa / di quanto è paranoica questa città / della sua gente, delle sue manie / due discoteche, centosei farmacie / E ci troviamo ancora al punto che / si gira in macchina il mattino alle tre / alla ricerca di qualcosa che poi / cos’è non lo sappiamo nemmeno noi”)
Si torna a virare verso il rock con Jolly Blue, canzone dedicata alla sala giochi di Viale Vittorio Emanuele a Pavia, situata proprio di fronte alla stazione, frequentata in età adolescenziale dal duo Pezzali-Repetto. Nel brano, i due, ricordano la propria adolescenza e come negli anni non siano mai cambiati a differenza di molti altri loro amici che ora li snobbano, quasi rinnegando le loro origini. (“c’è chi adesso è regolare / c’è chi si sta per sposare / con le loro macchinette / sempre lucide e perfette / che ci guardano dall’alto / loro han fatto il grande salto / Noi due povero sfigati / noi non siamo mai cambiati / sempre il sogno nel cervello / di una moto per cavallo / A esaltarci per un niente / basta che sia divertente / poi chissà chi lo può dire / dove andremo mai a finire”)
Ultima canzone dell’album è Lasciati toccare, dalle sonorità decisamente hip hop, ma cantata come fosse un pezzo pop/rock. Niente di erotico, come suggerirebbe il titolo, ma semplicemente il racconto/descrizione di una ragazza che balla, fatto dallo sfigato di turno che vorrebbe approcciarla ma per paura di andare in bianco si limita a guardarla e fantasticare dal bancone del bar. (“Tutti qui ti osservano / ma non vedi nessuno / guardi un po’ la gonna e poi / l’accarezzi con la mano / Lasciati toccare / fa’ sentire cosa c’è / Lasciati slacciare / sei una libidine”)
A chiudere il cd (ma nella versione in musicassetta era l’ultimo brano del lato A, probabilmente per discorsi di minutaggio tra le due facciate dell’album) troviamo una versione gospel di Non me la menare, che fa un po’ il verso alla ritmica di We Will Rock You dei Queen.
Le edizioni speciali
Nota a margine sui brani dell’edizione straordinaria del disco, pubblicata nel 2000: ci sono due inediti in versione demo, Il problema (che forse non ha visto la pubblicazione in quanto abbastanza simile a Con un deca) e Lasciala stare. Questo secondo brano, sebbene non sia mai stato pubblicizzato né tantomeno mai suonato dal vivo da Max, è diventato con gli anni un pezzo cult tra i fan degli 883, fino ad essere coverizzato (in maniera oserei dire leggendaria, come potete constatare qui) dalla band metal Gli atroci, nel loro album L’armata del metallo.
Chiudono il disco 4 versioni remix dei brani dell’album, tratte dai cd singoli pubblicati quell’anno e poi riuniti nella raccolta Remix 94.
Dieci anni fa, in occasione del ventennale dell’album è stato pubblicato Hanno ucciso l’Uomo Ragno 2012, riedizione in chiave rap con la partecipazione di Club Dogo, Entics, J-Ax, Two Fingerz, Fedez, Emis Killa, Ensi, Baby K e Dargen D’Amico. Pezzo d’apertura di questa nuova edizione è l’inedito Sempre noi, scritto e cantato da Max insieme a J-Ax.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno – Tracklist
1. Non me la menare
2. S’inkazza (questa casa non è un albergo)
3. 6/1/sfigato
4. Te la tiri
5. Hanno ucciso l’uomo ragno
6. Con un deca
7. Jolly Blue
8. Lasciati toccare
9. Non me la menare (gospel)
Tracce bonus comprese nell’edizione straordinaria del 2000:
10. Il problema (demo version)
11. Lasciala stare (demo version)
12. S’inkazza (questa casa non è un albergo) (Pierpa & Didde remix)
13. Hanno ucciso l’Uomo Ragno (Fargetta remix)
14. Con un deca (Fargetta remix)
15. Non me la menare (Shout remix)