Uscirà domani, venerdì 18 febbraio, Cortometraggi (Columbia/Sony Music), il nuovo album di inediti di Giusy Ferreri su CD e vinile contenente anche Miele, il brano con il quale l’artista è stata in gara al 72° Festival di Sanremo, e il singolo Gli Oasis di una volta. Si tratta del sesto album in studio per Giusy, e arriva a 5 anni di distanza dal precedente, Girotondo, pubblicato nel marzo del 2017. QUI il pre-save e il pre-add.
Così Giusy introduce Cortometraggi: «Il titolo nasce dai miei live. Durante i concerti amo definire alcuni brani che ho scritto come dei cortometraggi musicali e questo album racchiude come la narrazione di tanti piccoli film che esprimono concetti, situazioni e stati d’animo di vario genere. Ogni cortometraggio è un piccolo viaggio che ogni volta ha sapori e atmosfere differenti, colori, stili, generi e intensità diverse. È bello pensare che ogni individuo viva ogni giorno una sorprendente quotidianità che spesso varia e a volte si ripresenta ciclicamente»
Sono tanti gli artisti che hanno prestato la propria penna e il proprio talento a questo nuovo progetto musicale: tra gli autori dei brani, infatti, figurano alcune delle firme più interessanti del panorama musicale italiano, come Giovanni Caccamo (autore di Cuore sparso), Marco Masini, che torna a scrivere per Giusy in Il diritto di essere felice, Bungaro (autore del brano Causa effetto), e Gaetano Curreri, tra gli autori (insieme a Piero Romitelli, Mario Fanizzi, Gerardo Pulli e la stessa Giusy Ferreri) del primo singolo estratto dall’album, Gli Oasis di una volta. Il disco, inoltre, è chiuso da Ricordo, brano anch’esso firmato dalla Ferreri.
Come scritto in precedenza, Cortometraggi contiene anche la sanremese Miele (scritta da Takagi & Ketra, Federica Abbate e Davide Petrella), già disponibile su tutte le piattaforme digitali. Presentata in gara, sul palco dell’Ariston Giusy Ferreri ha utilizzato in due momenti della sua interpretazione un megafono vintage per trasformare la sua voce e trasportare da subito gli ascoltatori nel mood retrò del brano. Accanto al direttore d’orchestra, inoltre, è stato posizionato un grammofono d’epoca, altro elemento che ha contribuito a far immergere gli ascoltatori in una atmosfera d’altri tempi.
Girato in piano sequenza, il videoclip di Miele racconta le due facce di una storia d’amore, dove Giusy e il suo alter ego non riescono ad incontrarsi: «Miele è una parentesi musicale romantica dal sapore retrò; quando la canto, mi sembra di vivere uno spostamento spazio-temporale, come un magico e dolce viaggio nell’attesa del ritorno di un amore», ha dichiarato l’artista.
L’album Cortometraggi è stato inoltre anticipato dal singolo Gli Oasis di una volta, in rotazione radiofonica dallo scorso 17 dicembre, (QUI il visual del brano per la regia di Fabrizio Conte), una ballad che evidenzia il lato più profondo e rockeggiante della voce dell’artista, con un testo malinconico e introspettivo che avvicina il brano alle origini della sua produzione.
Nell’attesa del tour estivo sono già state annunciate due anteprime teatrali autunnali, prodotte e organizzate di Friends & Partners: il 1° ottobre al Parco della Musica di Roma (Sala Sinopoli) e il 3 ottobre al Teatro dal Verme di Milano. I biglietti saranno disponibili da domani 18 febbraio ore 11.
Dal suo esordio del 2008 (selezionata da Simona Ventura, si classificò seconda alle spalle degli Aram Quartet) a oggi, Giusy Ferreri ha tagliato diversi, importanti traguardi, costruendo una carriera degna di nota tra hit radiofoniche, 1 disco di diamante e 18 dischi di platino. Importanti anche le molteplici collaborazioni con alcuni dei nomi più rilevanti del panorama italiano quali Tiziano Ferro, Nicola Piovani, Marco Masini, Michele Canova, Sergio Cammariere, Takagi & Ketra, Corrado Rustici, Federico Zampaglione, Bungaro e molti altri, e con Linda Perry autrice internazionale.
COVER E TRACKLIST
Miele
Qualsiasi amore
Federico Fellini
Gli Oasis di una volta
Causa effetto
Angoli di mare
L’amore è un tiranno
La forma del tuo cuore
Quello che abbiamo perso
Cuore sparso
Il diritto di essere felice
Ricordo
GIUSY FERRERI RACCONTA CORTOMETRAGGI

Nel corso della conferenza stampa virtuale tenutasi ieri, Giusy Ferreri ha risposto alle domande dei giornalisti relative alla realizzazione di Cortometraggi, alla evoluzione della sua carriera e alle aspirazioni che guideranno i suoi prossimi passi.
SU COSA SIMBOLEGGIANO LA SCACCHIERA E IL RE BIANCO PRESENTI NEL BOOKLET
L’idea era quella di vedere la vita come un gioco e misurarsi sempre con la voglia di vincere una partita, ma anche con la possibilità di perderla, perché non è sempre così importante vincere. A volte si può giocare d’astuzia, come accade nel gioco degli scacchi, molto mentale. È una foto che ho messo anche perché mi piacciono le opere di Poe, e lo ritrovo spesso nei suoi romanzi. Inoltre, la scacchiera ricorda il video de “Gli Oasis di una volta”, dove si riproduce un immaginario effettivamente più cupo, introspettivo, anche con la citazione inerente a Dorian Gray che ho voluto fortemente inserire.
SULLA VERSATILITÀ E SULLE SFUMATURE DELL’ALBUM
Sicuramente è un album che è nato dalla volontà di inserire degli arrangiamenti e delle sonorità molto veritieri appartenenti ai musicisti che mi accompagnano solitamente nei live. Ogni singolo brano è poi il racconto di un piccolo film, perché volevo proprio arrivare con diverse argomentazioni ed esprimere con chiarezza il mio modo di propormi, di relazionarmi anche con me stessa e col mondo, di raccontare la mia visione.
SULL’ESPERIENZA SANREMESE
Posso dire che il Festival di Amadeus è stato molto bello perché ha portato una ventata di grandissima novità e varietà; quanto alla canzone, a me sarebbe piaciuto, come ai tempi di Fabio Fazio, portare due pezzi tra i quali scegliere, perché a me piace sempre dare due versioni di me. Non è un caso che abbia rilasciato “Gli Oasis di una volta” prima di salire sul palco di Sanremo, perché volevo mostrare anche qualcosa di totalmente contrastante rispetto a “Miele”. In questo album, tuttavia, “Miele” è un brano che sento come una chicca, perché è quello che più si contraddistingue rispetto agli altri brani anche se, come dicevamo prima, ogni canzone è diversa e c’è tanta varietà. Diciamo che arriva con una originalità maggiore e, pur essendo originale, è molto orecchiabile. Nell’album ci sono dei brani decisamente più “performanti” rispetto a un palco come quello di Sanremo, però non è detto che si debba arrivare lì con canzoni che facciano vedere le acrobazie vocali. “Miele” è più elegante e sofisticata, soprattutto nell’arrangiamento con orchestra del Maestro Enrico Melozzi, perciò ho pensato che potesse mostrare di me una immagine che finora non avevo avuto modo di presentare.
Inoltre, è un brano che mi permetteva, con questo accenno retrò, di portare sul palco elementi di tipo cinematografico, come il megafono e il grammofono, elementi che rappresentassero un collegamento a tutto il progetto discografico, anche visivamente.
SULLA DELUSIONE DOVUTA AL FATTO CHE LA NUOVA DIMENSIONE SONORA NON SIA STATA APPREZZATA
Tutto sommato no, non sono delusa: comprendo quanto possa essere decisamente più facile scegliere una via fatta solo di hit, però, se devo essere sincera, non è un’attitudine che prevale nella mia personalità. Posso solo ringraziare di essere stata coinvolta per dei brani estivi che ho ritenuto molto originali, come quelli di Takagi & Ketra, Baby K, Elettra Lamborghini: sono stati esperimenti dei quali effettivamente nel mio materiale personale non c’è traccia. Sono stata ospitata da loro per vedere questa nuova dimensione e ho capito che per me era un valore aggiunto rispetto alla mia priorità principale, che non è cambiata: fare emergere un lato molto meno commerciale.
“Miele” la sentivo un po’ come una via di mezzo: è molto orecchiabile e al contempo originale, non così tanto “difficile”. Anzi, ho subito notato che poteva essere un brano molto radiofonico. Sul palco invece ha preso una dimensione più sofisticata, e questa cosa mi ha dato gioia perché su uno stesso brano potevano crearsi due versioni totalmente differenti. Ora so che c’è chi predilige la versione radiofonica e chi apprezza di più quella da palco con una magica orchestra che ricorda un po’ anche le atmosfere di “Pinocchio”, molto cinematografiche.
SULLE DUE DATE TEATRALI E SUL FERMO CAUSATO DALLA PANDEMIA
Non nego che la dimensione live è ciò che io prediligo, del mio percorso artistico, perché permette di potersi sfogare sul palco e di incontrare il pubblico. Mi piace tantissimo anche il sound che è maturato dal confronto tra i musicisti che ormai mi seguono da diversi anni e che hanno suonato anche all’interno dell’album, creando un suono immediatamente riconoscibile. La mancanza dei live io la paragono proprio alla stessa mancanza di ossigeno che rappresenta la conseguenza fisica del Covid, ma lo scorso anno sono comunque riuscita a portare la band al completo in dieci tappe, con due ore e venti di spettacolo per ciascuna tappa che compensassero l’assenza del tour nell’anno precedente. Ci tenevo tantissimo perché mi spiaceva tralasciare gran parte di repertorio, soprattutto “b-side”, che con il nuovo album sarebbe stato messo da parte.
Adesso aspetteremo un po’ di più, ma ci saranno anche delle tappe estive che precederanno la parte relativa ai teatri. Capiremo insieme quale sarà la forma più adeguata per dar vita al materiale sonoro di “Cortometraggi”.
SUL PERCORSO CHE HA PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DELL’ALBUM
Sicuramente l’approccio alla scrittura è stato più istintivo e più mio, perché non dovevo misurarmi con nessuno e quando lavoro alle mie cose arrivano di getto, come un flusso immediato, anche se meno apprezzato da chi investe sui progetti discografici. Alcuni brani sono nati da un grande confronto e da una stima reciproca: mi sono creata in questi anni il mio gruppetto di frequentazione nel quale c’è una bellissima attitudine e ci sono elementi perfettamente in linea col mio pensiero, con la mia personalità e con un modo molto elegante e maturo di rappresentare pensieri che ci accomunano profondamente.
Con Bungaro avevamo già condiviso la scrittura de “Il mare immenso” per il mio primo Sanremo, per cui anche lì c’è una atttudine non casuale, così come con Marco Masini che aveva scritto per me “Immaginami” per l’album “Girotondo” e volutamente insieme ci siamo confidati la voglia di collaborare di nuovo, e da qui è nato “Il diritto di essere felice”, brano molto attuale e profondo. Poi c’è la stima che nutro nei confronti di Giovanni Caccamo, al quale mi legano grandissime affinità e le origini siciliane… diciamo che tutte le collaborazioni sono nate da una reale frequentazione, dalla voglia di andare proprio accuratamente a voler trattare di un argomento o di andare a smussare dei tratti della personalità che risultano troppo eccentrici se curati da me stessa e invece, visti da un altro punto di vista anche poetico, diventano una bella magia, come è accaduto con Gaetano Curreri per “Gli Oasis di una volta”. Questa è una collaborazione che ho desiderato per tantissimi anni: ci incontrammo per caso a Roma e gli espressi il desiderio fortissimo di cantare qualcosa di suo scritto apposta per me. Questo brano l’ho tenuto nel cassetto per quasi due anni, ho sostituito e aggiunto qualcosa, ed è nato proprio un autoritratto che ho amato tantissimo, quasi come se fosse stato scritto totalmente da me.
SULLA POSSIBILITÀ DI TORNARE A REALIZZARE UNA HIT ESTIVA
Ne ho fatte tantissime, e devo dire che per diversi anni mi sono ritrovata a essere coinvolta solo come ospite senza avere più l’opportunità di mettere mano a qualcosa di mio, di personale. Diciamo che non mi ripeterei, perché secondo me tutto ciò che di bello c’era da fare è stato fatto, quel valore aggiunto che effettivamente mancava e che ha portato qualcosa di più leggero e fresco è stato realizzato nel migliore dei modi. L’anno scorso non sono stata in grado di tirarmi indietro perché anche “Shimmy Shimmy” mi aveva rapito per originalità, così come ho trovato accattivante l’idea di potermi affiancare a un’artista come Elettra Lamborghini. Ma si tratta di un percorso che è stato fatto, e adesso sono intenzionata a portare avanti il mio discorso artistico, se me ne verrà data l’opportunità.
SULLA PRESSIONE INDOTTA DAI SUCCESSI ESTIVI E SUL BRANO FEDERICO FELLINI
Con Diego Mancino ci siamo ritrovati a confrontarci e ad avere le stesse passioni, e Fellini non è l’unica, per cui in futuro speriamo che altri brani le racconteranno. Per quanto riguarda le hit estive, mi hanno divertita davvero molto: per me è stata una novità conoscermi sotto quell’aspetto, ma non avrei mai sentito l’esigenza di inserirle in un mio percorso personale. Perciò ho preferito affrontare quel percorso divertendomi ed essendo ospiti degli artisti che hanno immaginato la mia vocalità in quella dimensione. Io preferisco scegliere qualcosa che talvolta ha fin troppo peso, e cercare un equilibrio tra questi due estremi mi ha permesso di inserire qualcosa di più sobrio nel mio repertorio, creando una varietà e una maggiore leggerezza che di solito non mi viene in modo molto spontaneo.
Nei primi anni duemila, quando mi proponevo alle case discografiche, il mio materiale risultava sempre o troppo aggressivo, o troppo introspettivo, o troppo riflessivo, o troppo particolare, e anche in quel caso mi spinsero a fare qualcosa di più “sobrio”: E infatti scrissi “Party”, nel 2005, col nome d’arte “Gaetana”, ma anche lì prevaleva l’attitudine non pienamente leggera. Fu l’unico brano che ricevette attenzioni, ma nonostante quel tentativo non accadde granché, fino all’arrivo a X Factor che mi permise, attraverso le cover, di mostrare un’immagine totalmente differente. Alla fine, anche “Party” era stato solo un esperimento, ma non la mia attitudine naturale. Però ringrazio chi mi ha dato la possibilità di divertirmi su quelle note, e sono felice che siano stati dei brani tanto apprezzati. Mi è servito come lezione e mi ha permesso di arricchire il mio materiale con qualcosa di più fresco.
Ho dovuto aspettare quattro anni per poter uscire di nuovo con un mio album , e direi che quattro estati di collaborazioni che hanno prevalso anche sul mio lavoro personale sono più che sufficienti.
SULLO STADIO ATTUALE DELLA SUA CARRIERA
Mi sento di aver presentato un album che è più maturo, però al contempo sempre con uno spirito da esordio. Non manca mai quella volontà di rappresentarmi con versatilità, quindi cerco di dare in ogni nuovo album l’idea di come mi piace approcciare diverse dimensioni, però davvero la vivo sempre come se fosse una costante ripartenza. Il fatto che il pubblico mi veda presentarmi in una versione ogni volta differente è un rischio, perché non riesci a farlo abituare a un’idea ben precisa di te, però mi piace. Perché alla fine la nostra vita quotidiana è in continua evoluzione, matura sempre, e di conseguenza anche il flusso musicale e di pensiero si evolve continuamente. Spero di poter dare ancora tanto, e che l’album successivo possa ancora sorprendere come sempre ci si augura che accada dopo un esordio discografico.
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