Cesare Cremonini è un incauto sognatore, un esploratore impavido che restituisce un senso alla definizione cantautore. Un folle sì, e senza dovute precauzioni, di chi se ne frega bellamente del mercato discografico privo di valore, dote perduta nelle hit pompate a caso come altrove.
Così tocca a La ragazza del futuro (out dal 25 febbraio), suo settimo album in studio (a cinque anni dall’ultimo) accompagnarci in un ideale di bellezza che non resiste più, dove il bolognese, spoglio del nome nel nuovo lavoro (per devozione al padre scomparso nel 2019) innalza ponti di luce laddove cadono le ombre, con l’arguzia di un artigiano che ha compreso appieno la sua sorte, quella di chi fa musica d’autore in una desolata isola pop.
No, non è solamente un caso che i titoli di coda scorrano su quella Chiamala felicità (altro capolavoro dopo Nessuno vuol essere Robin) che appartiene un po’ a tutti noi, oggi, domani, in una gara continua con la morte, che abbiamo ingannato in due anni e più di pandemia, e poeticizzata al massimo in Moonwalk (dedicata al padre).
E se gli occhi si inumidiscono segretamente sulle due canzoni (sul podio con Stand Up Comedy, a salutare La fine del mondo e La camicia, altre due potenziali amiche radiofoniche) è perché la musica può parlare ancora. È perché sa farlo Cremonini, che canta i nostri graffi sulla pelle (Jeky e Co.), in un disco da ascoltare dall’inizio alla fine, come si faceva un tempo, traccia per traccia, strumentali incluse, tra archi e arrangiamenti e suoni inconfondibili di Abbey Road (dove ha effettuato le registrazioni un’altra volta).
Ma nell’album, che chiama a supporto una marea di professionisti, c’è spazio pure per scatenarsi con Psyco e compagnia, e c’è spazio ancor di più per la speranza, perché quella ragazza del futuro ci salverà anche ora che quasi non ci crediamo più.
“Ragazzino, la guerra è finita/Non so nemmeno quando è cominciata/È ora di tornare/Chiamala felicità, dille e noi siamo qua/Mentre un temporale passa e se ne va”.
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È tornato Cesare Cremonini, lui non ci ha tradito mai, neanche stavolta.
Next stop: il tour negli stadi, ormai sold out già a Milano e Bari.