La manifestazione propone 23 pellicole da lui dirette
La mattina del 2 novembre 1975 in via dell’Idroscalo ad Ostia viene ritrovato il corpo senza vita di Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi rappresentanti della cultura italiana del Novecento. Fino dal suo esordio dietro la macchina da presa con Accattone (1961), il poeta di Casarsa, nato il 5 marzo 1922, ha saputo descrivere con crudezza e poesia insieme, il mondo diseredato del sottoproletario romano delle borgate e gli effetti drammatici dell’espandersi del capitalismo. Un’analisi proseguita con il successivo Mamma Roma (1962), interpretato magistralmente da Anna Magnani. Il suo cinema, un’esplosione del mio amore per la realtà, come amava dichiarare, ha anticipato sempre i tempi, prima nel rappresentare con l’apologo Uccellacci e uccellini (1966) la crisi del marxismo negli anni post-resistenziali e poi la dissoluzione della società borghese-consumistica con Epido re (1967), Teorema (1968) e Porcile (1969). Negli anni Settanta Pasolini si dedica alla rilettura della storia umana, attraverso la sua componente più carnale e liberatoria, il sesso, con l’utilizzazione dei classici della letteratura. Nasce così la Trilogia della vita, costituita da Decameron (1971); I racconti di Canterbury (1972), ispirati a Boccaccio e a Chaucer e Il fiore delle Mille e una notte (1973). Pellicole che mostrano tutta la sua passione per l’autentica cultura popolare, già espressa nel 1964 con Il Vangelo secondo Matteo, sublime rappresentazione laica di un Cristo inserito nella realtà del Meridione sottosviluppato. La sua carriera di cineasta si chiude con Salò o le centoventi giornate di Sodoma, uscito postumo; una sorta di testamento spirituale e una angosciosa metafora sulla violenza del potere nel mondo contemporaneo.