Bad Roads – Le strade del Donbass
di Natalya Vorozhbit
con Igor Koltovskyy, Andrey Lelyukh, Anna Zhurakovskaya, Yuliya Matrosova, Maryna Klimova
Non è un film sulla guerra nel Donbass, ma sul Donbass durante la guerra del 2014. Su quattro donne sulle strade del Donbass, strade sconvolte, quindi simboliche. La prima donna è un fantasma, forse vista (o forse no) da un preside fermato ubriaco a un posto di blocco. La seconda una ragazza alla fermata del bus che litiga con la nonna, perché non vuole tornare a casa, perché non vuole vedere il canale russo della tv, perché aspetta un soldato che secondo la nonna non verrà “perché è un nazista”. La terza è una ragazza che finisce nelle rovine sotterranee di un luogo tra le terme e il sanatorio con un soldato russo che alterna esplosioni di violenza a momenti di tenerezza devastato da un terribile senso di inferiorità omicida. Non diciamo come va a finire, ma nel dialogo folle tra i due, tra una umiliazione e l’altra, emerge che una volta la ragazza aveva investito una gallina e aveva risarcito a caro prezzo i contadini: il soldato calcola quanto dovrebbe risarcire -a peso- per la carne degli ucraini che ha ucciso. Nella quarta storia una donna, non la stessa, investe una gallina, il prezzo richiesto è iperbolico e la metafora dell’escalation raggelante. Bad Roads è un’opera di derivazione teatrale (autrice la regista stessa) passata nel 2020 al Festival di Venezia alla Settimana della critica e recuperata sulla spinta dell’attualità. E si dimostra una profezia. Immaginate certi dialoghi lunari e quotidiani- disperati ma non seri- del primo Tarantino sovrapposti a un qualsiasi telegiornale di queste ore. Per la pace sarà dura.
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