Federico Buffa porta in scena le storie dell’Italia Mundial ’82 (intervista)

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Federico Buffa

Il prossimo 18 giugno, sul palco del Teatro Romano di Verona, nell’ambito del Festival della Bellezza, andrà in scena Italia Mundial, spettacolo di Federico Buffa che, assieme al pianista Alessandro Nidi, racconterà l’indimenticabile vittoria della Nazionale Azzurra ai mondiali di calcio che si tennero in Spagna nel 1982.
I biglietti sono disponibili su Ticketone.

Lo spettacolo: Italia Mundial

L’Italia più amata di sempre vince il Mondiale più bello. I gol di Paolo Rossi, l’urlo di Marco Tardelli, le parate di Dino Zoff, la pipa di Enzo Bearzot, la notte magica del Bernabeu, le braccia al cielo del presidente della Repubblica Sandro Pertini rivivono nell’inconfondibile voce di Federico Buffa ma soprattutto quel patrimonio di aneddoti e “storie parallele” che rendono unici i monologhi di questo formidabile storyteller.

È un viaggio che parte molto prima di quella notte immensa e indimenticabile, che sarà ripercorso sul palco accompagnato dalle immagini dei protagonisti che sono di fatto entrati nell’immaginario collettivo del nostro paese, e, va detto, a tutto diritto. È una Italia che sta diventando “qualcos’altro”, ma forse ancora non lo sa, o non sa cosa: e quella squadra, che era partita sotto il velo della critica di tutti soffocata dal primo grande scandalo del calcio scommesse, diventa il simbolo di una forza inaspettata, di una passione che sembra davvero poter guardare verso un orizzonte più lontano. Una trama che si ripeterà ventiquattro anni dopo: stesso scandalo, stessa critica diffidente, stessa coppa alzata al cielo, questa volta quello divenuto tutto blu sopra Berlino.

La nazionale del 1982 è stata segnata soprattutto dal rapporto tra Paolo Rossi e Bearzot, da un allenatore che vede solo l’arte dei piedi di quel ragazzo, finito al centro di uno scandalo più grande di lui. Un attaccante che capisce un attimo prima di tutti dove andrà a finire il pallone e che sarà il fulcro di quella squadra: “hai un anno per prepararti, Paolo, poi ti porto con me in Spagna”. E poi i silenzi di Zoff, l’amicizia con Scirea e quel bicchiere di vino punteggiato da una sigaretta, che hanno bevuto in solitaria non più come due giovani ragazzoni friulani, ma da campioni del mondo. O un giovanissimo Beppe Bergomi, che con quei baffoni dimostrava decisamente più dei suoi leggeri diciassette anni, che debutta in nazionale in sostituzione a un infortunato Collovati. E l’urlo, quello che come nessun altro ha una U maiuscola, grande come la potenza dell’immagine di una cavalcata liberatoria, che sembra far letteralmente volare Tardelli e l’Italia intera suquel campo e su quella storia.

Ma non solo l’Italia, perché il mondiale porta con sé gli equilibri del macrocosmo ridotti e riflessi nel microcosmo dello sport, e attraverso quel caleidoscopio di racconti, personaggi, sportivi ma non solo, eventi entrati di fatto nei manuali di storia moderna, si aprono finestre sulla Polonia di Solidarnosc, sulla Spagna paese ospitante che tanto ha da ricostruire; o su episodi che tutto sono fuorchè ordinari: quando mai è ricapitato di vedere uno sceicco irrompere in campo, dirigersi senza problema alcuno verso un ignaro arbitro russo e corromperlo durante una partita?

Una cavalcata incastonata di tante piccole gemme preziose, grazie alle quali riusciamo a ripercorrere anni che sapevano di fresca rinascita, imbevuti di un profondo desiderio di riscatto e di una irrefrenabile voglia di salirci su quel tetto del mondo, a discapito di tutto.

L’intervista

Abbiamo raggiunto Federico Buffa per una breve intervista su Italia Mundial: eccovi le sue parole.

Il prossimo 18, nell’ambito del Festival della Bellezza, andrà in scena Italia Mundial, spettacolo che racconta la vittoria dei Mondiali dell’82 e che parte dalle Storie mondiali andate in onda su Sky qualche tempo fa.
Il punto di partenza è quello, ma dopo che è andato in onda quell’episodio di Storie mondiali su Sky, vari giocatori che hanno fatto parte di quella Nazionale mi hanno chiamato e a questo punto lo spettacolo che si sente adesso è quello che hanno scritto loro. Mi hanno dato tutta una serie di annotazioni su cose che riguardano quei giorni e che poi hanno anche riguardato la loro vita, per cui rispetto all’episodio andato in onda su Sky a suo tempo ci sono circa un 70% di differenze.

Suona un po’ strano parlare di una storia di un mondiale, tra l’altro vinto, proprio quest’anno in cui ai mondiali nemmeno ci andiamo.
Non solo quest’osservazione è troppo attuale, è che io credo che quella sia stata (almeno per i mondiali che ho vissuto io, dato che non c’ero negli anni ’30) la più grande squadra azzurra di tutti i tempi. Come han giocato loro non ha mai giocato nessuno nella nostra storia calcistica: hanno battuto l’Argentina, la Germania Ovest, il Brasile, e se vinci battendo tutte le squadre più forti hai davvero vinto il mondiale.

Cosa c’è di diverso tra la vittoria del 1982 e quella del 2006?
Trovo che ci siano più analogie che differenze, visto che entrambe le vittorie scaturiscono da due scandali relativi al calcioscommesse, segno che l’Italia evidentemente tende a fare gruppo in momenti come quelli, quando è sotto pressione, e sia Bearzot che Lippi lavorarono molto su questo dal punto di vista psicologico, con l’idea di giocare anche a nome e in difesa di tutta la categoria.

Che è un po’ quello che ha fatto anche Mancini lo scorso anno.
Assolutamente sì, credo che ci sia stata anche quella componente lì: non vinciamo l’europeo da una vita, nessuno ci dà per favoriti, e così via.
Quando riesci a creare quel tipo di ambiente, per l’Italia è la situazione ideale.

Perchè alla fine, nonostante i grandi campioni, è sempre la squadra che vince, e non il singolo.
Esattamente. Quella del campione che vince da solo è una favola. Con qualche eccezione, ma pur sempre una favola, perchè se non c’è un tessuto di squadra non si vince.
Ad esempio Bearzot è uno che diceva “voglio vedere che cosa fai alla terza volta in cui scatti e il tuo compagno non te l’ha data. Voglio vedere come ti comporti in quelle situazioni lì, se la quarta volta scatti ancora o stai fermo, perchè a me interessa vedere queste cose”.
In più quella squadra lì era costruita su un sortilegio, ovvero la sua idea di poter recuperare Paolo Rossi tenendo a casa Pruzzo, che gli costò soprattutto coi giornali romani un’acredine incredibile e senza senso, e lui comunque ci ha creduto fino in fondo.
Rossi era stato assolto con formula piena dalla giustizia ordinaria, ma stava scontando la sentenza del giudice sportivo fino al marzo del 1982, quindi di fatto era un giocatore fuori forma e implicato nello scandalo, ma Bearzot comunque lo aspetta perchè pensa che alla fine sarà fondamentale. E se avessi anche solo provato a scrivere un finale non sarebbe mai venuto così bello di come poi è successo nella realtà.

In quell’edizione del mondiale successe anche una cosa stranissima, ovvero che un emiro entrò in campo per discutere con l’arbitro della partita Francia-Kuwait, facendogli anche annullare un gol dei francesi.
Ci sono due cose aneddoti curiosi e fondamentali riguardanti il Mundial: una è l’emiro che entra e parla con l’arbitro sovietico. Non sapremo mai cosa gli abbia promesso, perchè alla fine lui effettivamente annulla il gol, e dopo quest’episodio fu radiato dalla Fifa, anche se poi ha sempre affermato che è stata solo una “chiacchierata”. L’emiro invece non può raccontarci la sua versione dei fatti perchè è morto pochi anni dopo, allo scoppio della prima guerra del Golfo, ucciso dagli iracheni.
L’altra storia è quella legata al fatto che per l’ultima volta nella storia dei mondiali si giocò una partita del girone sfasata rispetto all’altra, ovvero Austria e Germania Ovest scesero in campo dopo l’Algeria, sapendo che con un 1-0 per i tedeschi sarebbero passate entrambe alla fase ad eliminazione diretta.
Il giorno dopo El Comercio, il quotidiano di Gijon, la città in cui si giocò la partita, pubblicò la cronaca dell’incontro mettendola nella sezione della cronaca nera, con il titolo “Truffa al mondiale”.

Non posso non farti un’ultima domanda sull’NBA, con le finali di conference che hanno visto Golden State e Miami andare sull’1-0 nei confronti rispettivamente di Dallas e Boston.
È solo la prima partita della serie e non è indicativa, perchè Dallas e Boston arrivavano da serie terminata a gara7 e avevano speso tantissimo. Arrivando da uno sforzo così grande, se vedi che la partita si mette in un certo modo gliela lasci. Quella davvero importante sarà la prossima, dove dovranno provare a ribaltare il fattore campo.

Vedi un favorito per la vittoria di queste serie?
Ad Est penso che Miami abbia qualcosa in più per come è allenata. Boston è forte, ma gli Heat secondo me hanno quel qualcosa in più per portarla a casa.
La serie a Ovest invece è più equilibrata di quanto si pensi, perchè nonostante molti dicano che Doncic è da solo, se fosse davvero da solo non sarebbe lì, quindi evidentemente anche il cast di supporto che ha è più che discreto.
Dipenderà molto dai giocatori tre, quatto e cinque del loro sistema e da come giocheranno nelle partite di San Francisco: da un punto di vista di Golden State, anche se Doncic ne fa 40 ma gli altri non segnano, vuoi perchè gli metti più pressione addosso, vuoi perchè il pallone alle finali di conference pesa di più, in quel caso la serie andrà verso la baia.

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