Nostalgia
di Mario Martone
con Pierfrancesco Favino, Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Aurora Quattrocchi
Felice (Favino) torna a Napoli che ha lasciato da ragazzino. Dopo peregrinazioni in Libano e Sudafrica, al Cairo è diventato imprenditore, si è sposato, da alcuni segni sembra anche convertito all’Islam. E il suo italiano è un impasto di arabo e franco-napoletano. In teoria è tornato per la madre che vive sola e semicieca in un “basso” del rione Sanità, in realtà vorrebbe quietare la nostalgia e ritrovare Oreste (Ragno), l’amico del cuore diventato “malommo”, un piccolo boss camorrista. A dire il vero Felice aveva lasciato Napoli perché Oreste era un assassino e stava per rovinargli la vita. Napoli è ostile, mortuaria, oscura, forse più caotica, levantina e minacciosa del mondo da cui Felice arriva, e tutti i segnali si concentrano in una scritta spray che Oreste gli fa lasciare in casa dopo avergli fatto bruciare la moto comprata per sentirsi come in gioventù: non è gradito, forse è in pericolo, glielo dice anche il prete (Di Leva) che combatte i camorristi del rione Sanità. Dal romanzo omonimo di Ermanno Rea Martone confeziona una anti-cartolina napoletana, disegnata con segnali forse troppo marcati: la goffa lingua di Felice (e la sua ingenuità) è esasperata, il prete è fin troppo esemplare, i ragazzi buoni del prete sono speculari ai ragazzi delle gang della camorra, il “malommo” Oreste ha una gravità da tragedia e il peso che incombe sul cuore del film è di piombo. Se Martone mirava allo sgradevole “alto” c’è riuscito.
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