Era il 12 giugno 1992 quando gli Elio e le Storie Tese pubblicavano il loro secondo album, dal titolo İtalyan, Rum Casusu Çıktı. Quello che, a tutt’oggi, rimane il loro sommo capolavoro, infarcito di veri e propri inni generazionali, da Servi della gleba al Pipppero®, da Supergiovane a Uomini col borsello.
Il titolo e la copertina
Dopo l’album d’esordio, Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu (letteralmente Fotti con Elio fino a sborrare, dal cingalese) un altro disco dal titolo curioso, che trae spunto da un vero articolo di un giornale cipriota: İtalyan, Rum Casusu Çıktı significa infatti in turco “Si è scoperto che l’italiano era una spia greca!”: è la storia di Massimo Rana, un fotografo italiano, scambiato per una spia e incarcerato a cipro nel 1991.
L’incredibile lavoro del destino ha fatto sì che proprio Massimo Rana è l’autore dell’immagine di copertina dell’album, che richiama “vagamente” Atom Heart Mother dei Pink Floyd: per la precisione le gambe sono di Giancarlo Bozzo, papà di Zelig, soprannominato anche “pulpacc” (come si può ben vedere), mentre i piedi sono di Faso.
A mettere tutto insieme anche con la mucca ci ha pensato Alex Coban.
Le canzoni
İtalyan, Rum Casusu Çıktı è letteralmente un greatest hits, farcito di brani che hanno fatto la storia, oltre ad aver letteralmente inserito nuovi termini nel lessico italiano, primo fra tutti il famoso “due di picche” o la “scopa nel culo” di Servi della gleba.
Ma se le canzoni di questo disco le conoscono praticamente tutti (e se non le conoscete andate subito ad ascoltare l’album, trovate il link di Spotify in fondo all’articolo), oggi vogliamo soffermarci sulle tonnellate di citazioni sparse in tutto l’album per rendere giustizia al merito dell’enorme lavoro creativo che c’è dietro la composizione di quelle che qualcuno, scioccamente, cataloga come semplice “musica demenziale”.
Si parte proprio dai due intro: il primo, Rum Casusu, riprende un frammento tratto da Rocky V in cui Sylvester Stallone (doppiato da Ferruccio Amendola) cita una frase di Nubi di ieri sul nostro domani odierno, contenuta nel primo album del complessino. Quando Robert Balboa chiede al papà “chi te l’ha raccontata” è il coro Le Mystère des Voix Bulgares a fare il nome del gruppo sulle note di Pilentze Pee, brano popolare bulgaro, in un accostamento di titoli (Servi della gleba? e Servi della gleba) che ricorda molto In The Flesh dei Pink Floyd.
Arriva quindi l’inno generazionale Servi della gleba, manifesto del servilismo maschile verso “il triangolino che ci esalta”. Il termine che dà il titolo al brano è stato coniato dal batterista Christian Meyer dopo aver ascoltato una interminabile telefonata tra Faso e una tipa. Non a caso è proprio il bassista il protagonista della leggendaria telefonata in chiusura del brano.
Tra le citazioni in questo brano troviamo “e abbiamo dentro al cuore una canzone triste”, che fa riferimento a Canzone triste di Zucchero, mentre “una serata tra amici, una chitarra e uno spinello” è ovviamente un riferimento al celebre brano di Stefano Rosso, Una storia disonesta.
Si passa poi attraverso Arriva Elio, brano che veniva usato nel 1986 come apertura dei concerti, per arrivare ad un altro dei capisaldi della discografia degli Elio e le Storie Tese, ovvero Uomini col borsello (Ragazza che limoni sola).
Molti gli ospiti che partecipano alla canzone: dai The Chieftains, che aprono le danze eseguendo The Primrose Lass, un brano tradizionale irlandese, a Sir Oliver Skardy dei Pitura Freska che ci introduce nel magico mondo del dialetto veneziano, fino a Riccardo Fogli, che arriva ad autocitarsi nella parte parlata tra prima e seconda parte. Quel “Ragazza che limoni sola, fermati un momento e ascolta. Ti ricordi quel ragazzo ieri al Parco Capello che ti guardava negli occhi senza parlare? Quel ragazzo songhe ie.” è infatti un auto-omaggio a Piccola Katy dei Pooh, in cui cantava “Piccola Katy, fermati un momento e ascolta. Ti ricordi quel ragazzo ieri alla festa che ti guardava negli occhi senza parlare e che ti ha accompagnato mano per mano…”
C’è anche il tempo di citare Vasco Rossi: l’inciso in cui Fogli canta “finto finto finto finto finto bue”, per crasi è identico a “Oh Toffee Toffee Toffee” del Blasco.
Musicalmente è l’assolo a farsi notare per alcune citazioni, tratte da due gruppi cult per il chitarrista Cesareo: troviamo infatti un rimando a Let it Be dei Beatles e uno ad I Want it All dei Queen.
Troviamo di nuovo i Beatles (ricorreranno spesso lungo tutto il disco) ad “introdurre” Il vitello dai piedi di balsa: le quattro note in apertura sono le stesse che introducono Golden Slumbers, dall’album Abbey Road, mentre successivamente una citazione pianistica tocca ancora ai Queen e alla loro Lazing on a Sunday Afternoon sulle note di “mi fanno ridere quando sono triste”.
Si prosegue con Rocco Tanica che accenna con l’organo un pezzo di Senza luce dei Dik Dik (o, se preferite, A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum) mentre Elio canta Sostiene che i tuoi piedi non sono di vero cobalto…”, mentre nel momento in cui entra la voce dell’ospite del brano, Enrico Ruggeri, ad ammonire il vitello dai piedi di balsa, il tema musicale è quello di Love Story, film del 1970 con Ali McGraw e Ryan O’Neal.
Arriva quindi Cesareo in scivolata (è proprio il caso di dirlo, visto che utilizza lo slide), omaggiando il solo di David Gilmour in The Great Gig in The Sky dei Pink Floyd.
Sul finale, ad introdurre l’arrivo dell’orsetto ricchione, troviamo un trillo ed il successivo glissato del clarinetto, che sono una citazione dell’incipit della Rapsodia in blu di George Gershwin.
Arriviamo quindi alla canzone decisamente sincopata, come ama ricordare Elio nei live, che risponde al titolo di Cartoni animati giapponesi. Qui troviamo soprattutto citazioni sotto forma di giochi di parole: Teenage Animal, Baby Busen e Contemplo sono parodie di titoli di riviste porno, mentre Fermo Posta è un noto film di Tinto Brass, ma è anche una rivista di annunci erotici, oltre il titolo di una canzone di Renato Zero, contenuta nell’album EroZero.
Inoltre un po’ di cartoni animati vengono traslitterati dalla voce campionata di Vittorio Cosma: “Ha la barba spaziata”, per “Alabarda spaziale”, “Maglia fessurata” per “Maglio perforante”, “Actaluso” per “Actarus” e “Capitan Arlocchio” da “Capitan Harlock”.
Da notare la parte finale, in cui vengono manipolate un paio di canzoni di Marco Masini, Vai con lui e Malinconoia, per farlo arrivare a dire finalmente “sperma”.
Curiosità: gli Elio e le Storie Tese avevano già parodiato parte di Malinconoia, insieme a Gli altri siamo noi di Umberto Tozzi, in un brano (purtroppo ancora inedito) intitolato Gli uomini sessuali.
Si prosegue con un altro brano in cui gli Elii si divertono a giocare con le tecniche di registrazione, ovvero Cinquecento, parodia degli spot della Fiat, all’epoca commissionati a cantautori importanti come Eugenio Finardi, Enrico Ruggeri e Gino Paoli.
Se la voce di questa canzone, cantata da Cesareo, vi sembra strana, è perchè in fase di registrazione la base è stata fatta andare a velocità elevata, quindi per poterla cantare il Civas ha dovuto raggiungere tonalità molto alte, con le difficoltà che si sentono sul nastro, salvo poi riportare il tutto a velocità normale, raggiungendo quindi l’effetto che sentiamo sul disco.
Un’altra particolarità di questa canzone è che nessuno suona il suo strumento: troviamo infatti Rocco Tanica e Christian Meyer alle chitarre, Faso alla batteria, Elio al basso e Cesareo, come detto, alla voce.
La linea melodica del brano ricorda quella di Una lunga storia d’amore di Gino Paoli, che proprio l’anno precedente aveva scritto uno spot per la Fiat 500.
Il ritornello, inoltre, è cantato sulla linea melodica de Il mondo di Jimmy Fontana.
È la volta di un altro brano che ha fatto la storia, ovvero Supergiovane, con l’intro recitato da Diego Abatantuono a cui si frappone il supereroe difensore dei giovani, interpretato da Mangoni.
Un tale inno non poteva che contenere una serie di vocaboli volutamente finto-giovani (“porco dighel”, “matusa”, “cingomma”, “vaffancuore”, ecc), oltre a diverse altre citazioni: la voce narrante di Elio ricorda molto lo stille jazz parlato di Paolo Conte, come ad esempio in Via con me, mentre l’analcolico biondo è ovviamente il Crodino, citato anche a fine brano (“Perchè Supergiovane è allegria più, è Bulgaria più, è sciatalgia più più più!” è infatti un rimando ai vecchi spot del Crodino: “È allegria, è fantasia, è simpatia!”).
Il Catoblepa, personaggio centrale del brano che Supergiovane tenta di salvare, è un animale immaginario dell’antichità descritto da Plinio il Vecchio e da Claudio Eliano: nell’antica mitologia greca e romana era un «quadrupede africano, raffigurato col capo pesante sempre abbassato verso terra».
Musicalmente troviamo dei rimandi a The Old Landmark, brano della colonna sonora di The Blues Brothers cantato da James Brown.
Una pietra miliare dopo l’altra, tocca ora ad Essere donna oggi, introdotta da una vera registrazione della segreteria telefonica di Rocco Tanica.
Un brano epico come questo non poteva non avere una lista di citazioni altrettanto epiche, ma andiamo con ordine.
La linea melodica con cui inizia il brano ricorda molto Life on Mars di David Bowie, mentre l’effetto sonoro dopo che Elio canta “paracadute” è campionato da Owner Of A Lonely Heart degli Yes, mentre la frase “col tuo paracadute ti getti in volo e vai” è una parodia di uno spot televisivo della Nuvenia di fine anni ’80.
Quel “dormi adesso… è tutto finito” rimanda a Ritorno al futuro, visto che viene recitato su una base che ricorda quella del film, mentre le citazioni sul ritornello finale con “piccole donne” e “piccolo uomo” fanno riferimento rispettivamente all’omonimo romanzo di Louisa May Alcott e all’omonima canzone di Mia Martini.
Il bellissimo assolo finale di Cesareo è ispirato a It’s Only Love di Bryan Adams.
Dopo un intermezzo che richiama l’intro del primo album, dove con voce accelerata gli Elii giocavano a “figu”, arriva uno dei primi brani in assoluto scritti dal complessino, ovvero Pork & Cindy, che veniva eseguita dal vivo già nei primi concerti nei locali nel 1985.
Il titolo è ovviamente una citazione di Mork & Mindy, ma non della celebre serie tv con protagonista Robin Williams, bensì del gioco da tavola da essa derivato, che Rocco Tanica custodiva in un armadio di casa e da cui arrivò l’ispirazione.
Un paio le citazioni importanti: il “Vai-v-va-vai v-vai v-vai” è un omaggio a Una carezza in un pugno di Adriano Celentano, mentre l’assolo di batteria, oltre che a Moby Dick dei Led Zeppelin, si rifà anche all’intro di Black Night dei Deep Purple.
Altro giro, altro brano immortale: è la volta del Pipppero®.
Si potrebbe scrivere un intero articolo solo su questa canzone, quindi cercheremo di essere il più possibile sintetici, pur non tralasciando nulla.
La canzone è una parodia di un brano tradizionale bulgaro, Dilmano Dilbero, interpretato, tra gli altri, anche da Le Mystère des Voix Bulgares, ovvero il coro femminile di stato della radio e televisione bulgara.
Questa è la traduzione del brano originale: O bella Dilmano / Dimmi come si semina il peperone / Prima fioriscono, poi danno i frutti, frutti che puoi raccogliere quando vuoi / Infilalo nel terreno e spingi un po’ / Ecco come si semina il peperone.
Quindi, come possiamo intuire dal testo originale, “pippero” in bulgaro vuol dire “peperone”.
La frase in bulgaro in apertura del brano vuol dire semplicemente “Salve! Noi siamo Le Mystère des voix bulgares. Vi presentiamo… Elio e le Storie Tese”.
Diverse le citazioni all’interno della canzone: il giro di basso riprende quello di Piranha, brano di Afric Simone, lato B del 45 giri di Ramaya, più volte citata all’interno del brano, la base ritmica è ripresa da I’ve Got The Power degli Snap, mentre sulla frase “evviva l’Italia, evviva la Bulgaria, che ci ha fatto dono del Pipppero” Cesareo cita l’assolo di I Feel Fine dei Beatles.
La frase “amici servizi segreti bulgari, non sparate più al papa ma dedicatevi al Pipppero” fa ovviamente riferimento all’attentato ai danni di Papa Giovanni Paolo II compiuto da parte del turco Ali Ağca e sui cui mandanti si è seguita per anni la cossiddetta “pista bulgara”, mentre“bugiardi noi” è una citazione dell’omonimo brano di Umberto Balsamo.
Ad inizio album eravamo rimasti con un dubbio: che fine avrà mai fatto il vitello dai piedi di balsa dopo l’arrivo dell’orsetto ricchione? Ce lo racconta Il vitello dai piedi di balsa reprise, che nonostante la breve durata riesce a contenere un altro paio di citazioni: una è di Io amo di Fausto Leali (d’altronde proprio l’amore è protagonista del brano), mentre l’altra riguarda, ancora una volta, una pubblicità: il verso “che bello sapere che c’è” rimanda infatti a “è bello sapere che c’è” , slogan di una serie di spot Kodak degli anni ’80.
La storia di Urna è decisamente particolare: in questo album è presente una versione speed metal, incisa per l’occasione, molto diversa da quella originale datata primi anni ’80, con un sound molto più fusion. Faso l’ha presa talmente bene che in un’intervista ha dichiarato: «Urna mi fa schifo al cazzo! Lo voglio dire anche ai componenti del mio gruppo che secondo me non capiscono un cazzo. Urna mi fa schifo al cazzo!! Perché ne esisteva una versione strepitosa che è stata suonata una volta sola, una sera ad un soundcheck, che aveva un arrangiamento stranissimo, sembrava un po’ Earth Wind & Fire. Invece hanno spinto per ‘sto cazzo di versione heavy metal o trash metal che mi fa schifo. È una merda!»
Lo sfogo del bassista deve aver comunque dato i suoi frutti, visto che nel 1998 la canzone è stata inserita in Peerla nell’arrangiamento originale.
Per quanto riguarda le citazioni, oltre ai brani tratti da I sepolcri di Ugo Foscolo, come annunciato dallo stesso Elio all’interno della canzone, c’è una doppia citazione intrecciata di Gianni Bella: le frasi “non si può morire dentro, no” e“come dice Gianni Bella”, fanno ovviamente riferimento al brano Non si può morire dentro di Gianni Bella, mentre “ho nel corpo una scoria” è una auto-citazione da Verso l’ignoto, brano parodia dell’omonimo di Gianni Bella, rifatto dagli Elii nel mitico Controfestival del 1991.
Infine troviamo una citazione di Le feuilles mortes, poesia di Jacques Prévert su musica di Joseph Kosma, mentre Elio canta “ma mentre parlo tu non mi ascolti”.
Arrivederci è il contraltare di Arriva Elio: se la prima apriva i live del complessino nel 1986, questo brano ci avvisa che stiamo arrivando alla fine del disco. Nonostante i pochi secondi di durata, c’è il tempo per un paio di citazioni: “È ancora sabato, e poi domenica” richiama infatti “E viene sabato e poi domenica”, dalla sigla di Domenica In, mentre i verbi saltare, brasare, fornire, forgiare sono una parodia del Giocajouer di Claudio Cecchetto.
C’è giusto il tempo per quello che potremmo definire un bis, ed è La vendetta del fantasma formaggino.
Chiusura di album in grande stile, con una valanga di citazioni nel testo e nella musica: si parte con gli archi che omaggiano le trombe di Prisencolinesinanciusol di Adriano Celentano, per proseguire con una vera e propria sfilza di citazioni di Gianni Morandi, da “Ciunga ciun ciunga ciunga ciun ciunga ciun” di Andavo a cento all’ora, che viene citata anche subito dopo (“Stavo andando a cento all’ora per trovar la bimba mia” e “ma il motore si è bruciato nel bel mezzo della via”), mentre le successive strofe (“hai messo l’antigelo col freddo che fa? / hai visto se il livello è tra min e max?”) sono cantate sulla melodia di Sei forte papà, come certifica anche la successiva frase “sei forte Papalli”.
Troviamo poi un’altra citazione di uno spot pubblicitario, ovvero quello della cera Emulsio, di cui viene ripreso lo slogan “la cera che non c’era”.
In un album di musicisti eccelsi non poteva mancare una citazione del più grande bassista di sempre, Jaco Pastorius: infatti quando Elio canta: “quella dove un orologio vien gettato da una torre e si fa a gara a chi lo prende prima ch’esso tocchi terra spaccandosi”, la melodia è proprio l’esercizio numero due per basso del virtuoso delle quattro corde, mentre subito dopo (“e allora l’italiano te lo porto un’ora indietro”) Rocco Tanica cita gli archi di Nessuno mai di Marcella Bella.
C’è spazio anche per citare l’inno nazionale italiano, e non poteva esserci sottofondo migliore per la frase “e con lui vince l’Italia intera”.
Andando avanti troviamo ancora un rimando a Morandi: l’elenco numerato (“primo, tu non prendi parte neanche a una barzelletta, due…”) è una citazione di Un mondo d’amore del cantante di Monghidoro, mentre “c’inquinate il fiume” rimanda a un fatto di cronaca dell’epoca, quando si diffuse la voce che fabbriche svizzere sversassero rifiuti tossici nel Lago Maggiore, andando quindi ad inquinare le acque italiane.
Arriva subito dopo un “Sei” urlato, ed è proprio quello di Sei bellissima di Loredana Bertè, campionato per l’occasione, a cui fa seguito un autocampionamento di Ang ang ang, brano che chiudeva il primo album degli Elii.
Oltre alla palese citazione di I’ te vurria vasà, la parte successiva è tratta da Jesus Christ Superstar, e per la precisione si tratta di This Jesus Must Die, che diventa “giammai, giammai, non lo spalmerai”.
Ultima curiosità: a questo coro finale partecipa anche Massimo Riva, che in quei giorni stava registrando l’album che segnava il suo esordio da solista, Matti come tutti (che vede anche la partecipazione di Elio in Lui Luigi), in quello stesso studio.
E proprio Elio e Cesareo hanno ricordato EmmePuntoRiva (come erano soliti chiamarlo) e quei momenti in sala d’incisione all’interno di una nostra intervista: potete ascoltare le loro parole qui.
Conclusione
İtalyan, Rum Casusu Çıktı è un album monumentale, che consacra gli Elio e le Storie Tese come musicisti sopraffini e autori di canzoni che hanno segnato indelebilmente più di una generazione, arrivando perfino a coniare dei neologismi che ancora oggi fanno parte del nostro vocabolario.
Chi, probabilmente senza neanche fermarsi ad ascoltare la qualità e la complessità delle strutture armoniche delle canzoni e i diversi livelli di lettura del testo, bollando sommariamente la musica del simpatico complessino come “demenziale”, si perde il gusto di poter godere del talento della band più dotata del panorama musicale italiano.
Tracklist
1. Rum Casusu
2. Servi della gleba?
3. Servi della gleba
4. Arriva Elio
5. Uomini col borsello (Ragazza che limoni sola) (feat. The Chieftains, Sir Oliver Skardy, Riccardo Fogli)
6. Il vitello dai piedi di balsa (feat. Enrico Ruggeri)
7. Cartoni animati giapponesi
8. Cinquecento
9. Supergiovane
10. Essere donna oggi
11. Pork e Cindy
12. Pipppero® (feat. Le Mystère des Voix Bulgares)
13. Il vitello dai piedi di balsa reprise (feat. Enrico Ruggeri)
14. Urna
15. Arrivederci
16. La vendetta del fantasma formaggino
Grazie all’amico Marok, imprescindibile e provvidenziale archivista.