Bussano alla porta

Salve, è arrivata la fine del mondo. Si può sacrificare per noi?

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Bussano alla porta

Bussano alla porta
di M. Night Shyamalan
con Dave Bautista, Jonathan Groff, Ben Aldridge, Nikki Amuka-Bird, Kristen Cui

Bussano alla porta di una casetta nel bosco, abitata da due padri gay gentili e affettuosi con una figlia adottiva. Un microcosmo esemplare della modernità. I quattro individui che si presentano (il capo è Dave Bautista) sembrano fedeli di qualche chiesa minore, si scusano tanto con i due padri, ma dovranno decidere chi di loro dovrà morire per salvare l’umanità dal castigo di Dio. Fino a che non decidono dovranno uccidersi in sequenza i quattro messaggeri. Poi sarà la fine del mondo. Quattro pazzi? Quattro razzisti? Quattro catastrofisti invasati? No. Pezzi della profezia biblico-tecnologica cominciano ad avverarsi (onde catastrofiche, aerei in picchiata, globi di fuoco). Shyamalan continua con i suoi film “impossibili”, operazioni metafisiche che sembrano querelle filosofiche degli illuministi (la morte, Sesto senso, i superpoteri, Unbreakable, gli alieni, Signs, la percezione del tempo, The Village, le personalità, Glass, fino alla spiaggia dove si invecchia in un giorno, Old). Enigmi trattati alla Hitchcock più che veri thriller. Bussano alla porta viene da un romanzo di Paul Tremblay e sembra ispirarsi da un lato al tema del sacrificio biblico e dall’altro a quello della responsabilità individuale per la salvezza collettiva che sembra pervadere certe ossessioni contemporanee. È un autore unico…

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