Il lungo applauso finale è strameritato. We Will Rock You appassiona, diverte, nell’insieme è un grande inno alla vita, soprattutto a quella di chi ama la buona musica.
Tecnicamente è un musical basato sulle (straordinarie) canzoni dei Queen. In realtà è qualcosa di più. Grande importanza infatti hanno le parti recitate, con parecchie citazioni a cantanti realmente esistenti e il frequente uso di strofe di canzoni, a volte con effetti esilaranti. Il tutto è permeato con grande ironia: per esempio, tra i Bohemians, il gruppo dei “ribelli”, ci sono Britney Spears (che è il capo), Mick Jagger, Paul McCartney, Axl Rose, Tina Turner, Beyoncè, Taylor Swift, ma anche Renato Zero e Vasco Rossi).
Per la prima volta questo spettacolo è stato rappresentato in Italia nel 2010, poi c’è stata una “reprise” nel 2018. Ma anche se avete già visto quegli show, il consiglio è di tornarci, perché il nuovo allestimento è totalmente differente. Dall’ultima volta sono passati cinque anni, durante i quali il nostro modo di vivere e percepire la realtà si è modificato profondamente. C’è stata una pandemia che ha causato parecchi milioni di morti. Il mondo è cambiato. Tra l’altro è cambiato (purtroppo in peggio) il modo di fare showbiz. Ormai prevale il marketing sulla musica. I social sono più importanti di una bella canzone. Non importa saper cantare, tanto c’è l’autotune. E persino i concerti “live” spesso in realtà sono un “half playback”, con voci e strumenti pre-registrati.
Anche se con grande ironia e sempre col sorriso sulle labbra, la nuova versione di We Will Rock You è una denuncia di tutto questo. Ovviamente la storia di base è sempre quella: si raccontano le gesta di Galileo e Scaramouche che – assieme ai ribelli Bohemians – vivono in una società futuribile. Grazie all’innocenza, alla determinazione e all’audacia che soltanto gli adolescenti sanno manifestare, riportano l’amore, la musica dal vivo e la bellezza in quella società diventata troppo arida.
Pur essendo ambientata nel futuro, la storia raccontata ha molti agganci con la realtà che stiamo vivendo. I due ragazzi, infatti, lottano contro le conseguenze dell’accentramento del potere che vede una sola multinazionale, la Globalsoft, governare il mondo. Per mantenere la propria posizione di potere, la Globalsoft ha trasformato tutti gli abitanti del pianeta in consumatori acritici, programmando per tutti una vita a cui Galileo e Scaramouche decidono di opporsi.
Tra le novità più interessanti della nuova edizione, c’è la regia di Michaela Berlini, artefice di vare “invenzioni” che rendono lo show ancora più accattivante. Le coreografie, invece, sono sempre di Gail Richardson, però anche in questo caso sono state modificate quasi integralmente.
Alcuni interpreti sono stati confermati: su tutti, una strepitosa Martha Rossi (foto in apertura) nel ruolo di Scaramouche. Oltre a Massimiliano Colonna, che interpreta Pop, e Alessandra Ferrari nei panni di Oz.
Tra i nuovi ingaggi, un ottimo acquisto è stato Damiano Borgi (Galileo), ma davvero brava è anche la Killer Queen Natascia Fonzetti (foto sotto); e se la cavano più che bene pure Salvo Bruno (Khashoggi) e Mattia Braghero (Brit).

Un discorso a parte meritano i musicisti, che suonano realmente dal vivo dall’inizio alla fine mettendo in campo un’energia fantastica. Perciò bisogna citarli tutti: Riccardo Di Paola (direttore musicale e prima tastiera), Antonio Torella (direttore vocale e seconda tastiera), Roberta Raschellà e Federica Pellegrinelli (chitarre), Alessandro Cassani (basso), Marco Parenti (batteria). A questo proposito, mi permetto di fare un piccolo appunto: visivamente, la band compare soltanto verso la fine. Ecco, mi sarebbe piaciuto vederli già all’inizio, magarti soltanto per un paio di minuti, per far capire anche ai più distrastti che lo show è sostenuto da musicisti che suonano. E suonano bene.
Una citazione obbligatoria prima di concludere va a Claudio Trotta, il produttore, per l’amore che ha messo nella realizzazione di We Will Rock You, ma soprattutto per l’amore che mette in generale nel suo lavoro.
Chiudiamo con una fotogallery di Silvio Colombo: