Apprendo con enorme dispiacere della morte di Luciano Giacotto, classe 1938, nato a Torino. Ex giornalista, poi produttore discografico, autore di fumetti, quindi ufficio stampa, prima alla Durium, poi alla Cbs.
Io lo conobbi in quel periodo, metà anni Settanta. Io ero un pivello, lui aveva già fatto mille cose: era stato direttore editoriale del settimanale “Ciao Amici”; aveva firmato canzoni (anche per Patty Pravo) e prodotto un paio di complessi del beat italiano, i Kings e i Balordi. Questi ultimi, nel 1967, avevano inciso per primi una bizzarra versione di Non è Francesca, firmata da un certo Lucio Battisti (che nel disco suonava il basso, e un paio d’anni dopo la porterà al successo).
Dicevo che io conobbi Luciano Giacotto nel periodo in cui era ufficio stampa della Cbs, la cui sede era a Milano in via Amedei 9. Avevo iniziato a collaborare con Ciao 2001 e una volta alla settimana prendevo il treno all’alba per andare da Chiavari a Milano, dove facevo il giro delle case discografiche per raccogliere dischi, notizie, concordare eventuali interviste.
Anche se ero un ragazzino alle prime armi, Luciano mi ha sempre trattato con grande gentilezza e spesso mi fermavo nel suo ufficio per chiacchierare un po’. Un giorno arrivò una telefonata e lui iniziò a dire: «Sì, Poggini è uno valido. Sì, lui è quello che fa per te…».
Dopo averlo ripetuto due o tre volte, chiuse la telefonata.
Ovviamente morivo dalla curiosità, ma lui fu quanto mai sintetico: «Quello che scrive di musica su “Boy Music” va via. Cercano uno per sostituirlo. Secondo me sei la persona giusta…».
Io sapevo a malapena cosa fosse “Boy Music”. Vicino alla Cbs, in piazza Missori, c’era (e c’è ancora) un’edicola. Ne acquistai una copia e scoprii che era un settimanale per metà a fumetti e metà musica. Ricordo ancora che in copertina c’era Miguel Bosè e in alto a sinistra uno “strillo” diceva: “Nuovo record di tiratura: 400.000 copie!”».
Chiamai il centralino, chiedendo un appuntamento con il direttore. Lello D’Argenzio mi ricevette dopo un paio di giorni. Parlammo per poco più di un quarto d’ora. «Ti farò sapere…». E circa una settimana dopo in effetti mi fece sapere: mi chiamò la segretaria dicendomi che mi sarei dovuto presentare in via Scarsellini nell’ufficio del ragionier Alberto Musazzi, portando con me una serie di documenti…
Insomma, è grazie a Luciano Giacotto se il 19 dicembre 1979 firmai un contratto con l”Editoriale Corriere della Sera” (“Boy Music” era l’evoluzione del “Corriere dei Ragazzi” e faceva parte di quel gruppo).
Luciano ovviamente ho continuato a frequentarlo. Era sempre un piacere parlare con lui, persona dai mille interessi, divertente, tifoso incallito del Toro, grande appassionato di viaggi. Quando andò in pensione, staccò quasi del tutto con suo vecchio ambiente di lavoro, regalandosi spesso viaggi in luoghi meravigliosi, sempre assieme alla sua compagna, e postando foto e commenti quasi sempre sarcastici sulla sua pagina Facebook.
Ogni tanto gli scrivevo, e lui, magari prendendosela con calma, rispondeva sempre. A volte i nostri messaggi finivano con un “però dobbiamo rivederci per raccontarcela”. Invece non è più successo, ed ora me ne rammarico. Perché Luciano era davvero un gran signore, gentile, educato e dotato di una straordinaria ironia.
Ciao Luciano, ti devo molto.