“Gli spari sopra”, l’album di Vasco Rossi oggi compie 30 anni

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Vasco Rossi

«La scelta di Vasco fu di non inserire in questo disco sequenze computerizzate, batterie elettroniche et similia: l’ultimo omaggio al rock degli anni Settanta». Forse basterebbe questa frase di Guido Elmi, scritta sul sesto numero della fanzine Il Blasco, a spiegare perché Gli spari sopra sia all’unanimità considerato uno dei migliori dischi di Vasco Rossi.

Era il 6 febbraio del 1993 – esattamente 30 anni fa – quando l’album arrivava nei negozi. Il precedente Liberi liberi risaliva a quattro anni prima e nel mezzo Vasco aveva riempito per la prima volta San Siro. Con questo disco il rocker di Zocca entrava negli anni novanta e lo faceva con una cesura netta rispetto al passato.

Il disco vedeva il ritorno di alcuni collaboratori storici, come Guido Elmi, Massimo Riva e Maurizio Solieri, e l’ingresso di forze fresche come Andrea Braido (protagonista dei live del biennio 1989-90), Nando Bonini e Clara Moroni. E vedeva la partecipazione di diversi musicisti americani, tra i quali un chitarrista californiano che negli anni a venire sarebbe diventato parte integrante della combriccola: Stef Burns.

La lavorazione era iniziata nella seconda metà del 1991 e fu caratterizzata da diversi passaggi: lo studio Chorus di Bologna, la Fonoprint e poi Los Angeles. Senza dimenticare le tappe a Villa Condulmer di Mogliano Veneto, in quegli anni vero rifugio creativo del Blasco.

In partenza, le canzoni selezionate erano 25. Ne vennero scelte 15, tra le quali una solo strumentale (l’intro del video de Gli spari sopra) ed una pubblicata esclusivamente sul singolo che anticipava il disco (Se è vero o no), uscito sul mercato il precedente 14 dicembre. I titoli delle escluse? Uno lo rivela sempre Guido Elmi su Il Blasco n. 4: «Solieri venne un paio di giorni anche a settembre: in luglio avevamo tralasciato alcuni assoli e le ritmiche di Bell’animale (brano non compreso nell’Lp)». In altre due canzoni sappiamo che suonò Daniele Tedeschi: «Incidemmo anche due pezzi con Daniele Tedeschi – scrive Elmi -, eseguiti in modo impeccabile, che non vennero però utilizzati perché i testi di quelle canzoni non soddisfacevano appieno Vasco».

Tre decenni dopo Gli spari sopra è un disco che suona ancora freschissimo e sorprende per la varietà di stili. Per la seconda volta in carriera (la prima, nel 1985, fu Una nuova canzone per lei) Vasco incise una cover, che diventò anche la title track del disco: Celebrate della band irlandese An Emotional Fish divenne Gli spari sopra. Anche se, ad onor del vero, all’epoca Vasco spiegò di non considerare la canzone una cover: «Ho preso un pezzo di un gruppo giovane, fresco, e ci ho messo le parole – disse – È uscito fuori un inno come era Siamo solo noi».

Nel disco ci sono poi due pezzi storici come Vivere e …Stupendo, il rock di Delusa, Lo Show (con tanto di citazione dei Deep Purple) e l’ingiustamente misconosciuta Walzer di gomma, una delle canzoni più originali (e geniali) dell’intero repertorio vascorossiano. A proposito della quale Vasco disse: «Il valzer è una musica che conosco, che mi appartiene, una musica della mia terra; io lo so anche ballare, me lo ha insegnato mio nonno».

E poi c’è Hai ragione tu, con le sue collaborazioni eccellenti: Dave Stewart degli Eurythmics, autore della musica, e Pino Daniele alla chitarra. «Prima di partire per Los Angeles – scrive Guido Elmi – venne a trovarci Pino Daniele. Vasco l’aveva chiamato per l’assolo blues di Hai ragione tu. Ragazzi! Tonnellate di autentico feeling senza problemi. Bravissimo!».

Il video de Gli spari sopra fu trasmesso in anteprima in molti cinema italiani, quello di Gabri invece in Italia venne censurato.

Il disco fu presentato alla stampa in un albergo di Bologna e ai giornalisti fu consegnato in un cofanetto di cartone patinato grande come una ventiquattrore, con tanto di calendario gadget celebrativo. «Eccomi, sono tornato, il rock sono io» disse Vasco ai giornalisti presenti. Per i quali, nell’occasione, furono anche proiettati i video di due canzoni: Gli spari sopra e Vivere.

Come allora accadeva abbastanza spesso, la stampa si divise su questo disco. Su la Repubblica, ad esempio, Gino Castaldo non fu affatto tenero: «Altro che rock duro, come questo nuovo progetto discografico è stato lanciato. Dietro la scorza ‘hard’, adeguata solo in pezzi come Gli spari sopra o Non star ferma (testuale, ndr), l’unica cosa che emerge pienamente è la crisi di un piccolo-borghese che non si ritrova più nei suoi orizzonti. E soprattutto non riesce a raccontare queste cose con la magia di un tempo. Il linguaggio si è impoverito in modo preoccupante, prossimo ad una virtuosa mediocrità che non ha nulla a che vedere con l’imbarazzante autenticità di un tempo».

Decisamente più entusiasta fu invece Marinella Venegoni su La Stampa: «Malgrado le chitarre e il ritmo che dominano il tappeto sonoro, Gli spari sopra è un disco rock soprattutto nello spirito; la rabbia e la polemica a sfondo sociale e di costume si riversano anche nell’energia della musica, ma del cantautore finisce per emergere la vena più intima, esistenziale e sensuale fino all’imbarazzo». Per poi aggiungere: «Sentenzioso e riflessivo, ormai a proprio agio nella maturità, Vasco che proprio in questi giorni compie 41 anni, ha saputo tenere accesa nel cuore (e sapientemente coltivare nel disco) una fiammella di candore che continuerà a tenerlo in contatto con un pubblico di giovanissimi e forse soprattutto di giovanissime».

Ovviamente trionfale fu il successivo tour, partito (dopo due date di prova in Svizzera) il 20 aprile da Treviso, per concludersi il successivo 4 novembre a Firenze.

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