The Dark Side of the Moon, compie 50 anni il capolavoro dei Pink Floyd

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the dark side of the moon

Il primo marzo del 1973 veniva pubblicato negli Stati Uniti un album destinanto a cambiare per sempre la storia della musica: stiamo parlando di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.
Oltre 50 milioni di copie vendute nel mondo in 50 anni di vita, un’eredità musicale e un’influenza su tutto ciò che è venuto dopo paragonabile solo a quella che hanno avuto i Beatles.

Per dare un’idea dell’impatto che ha avuto l’album, ecco le parole di Roger Waters tratte da un’intervista del 2006: «Quando la registrazione fu terminata portai una copia a casa e la feci ascoltare a mia moglie. Ricordo che si mise a piangere. A quel punto pensai “questo ha sicuramente toccato una corda da qualche parte”, ed ero contento di questo».

Ripercorriamo brevemente le tappe salienti della sua registrazione, le tematiche del disco, la storia della copertina, oltre ovviamente al box celebrativo in uscita e alla nuova versione “risuonata completamente da zero” annunciata da Roger Waters.

Il concept

The Dark Side of the Moon è il primo concept album dei Pink Floyd. È da qui che nasce la decisione di pubblicare un disco che abbia un filo conduttore tra tutte le canzoni. Una scelta che verrà poi mantenuta fino all’uscita di Waters dalla band e che, forse un po’ forzatamente, Gilmour ha voluto fosse usata anche per i due album senza il bassista, ovvero A Momentary Lapse Of Reason e The Division Bell.

L’idea di fondo dell’album nasce nel 1971 a casa di Nick Mason ed è quella di fare un disco che avesse per tema le pressioni che gravano sull’esistenza dal punto di vista dei musicisti. Le problematiche che emergono sono la mortalità, il denaro, la follia, gli spostamenti.

Ogni lato dell’album rappresenta un’opera a sé stante e continua, che sfocia nel brano successivo, in un fluire della vita e delle sue fasi.
Una delle cose che da qui in avanti accomunerà tutti gli album dei Pink Floyd con Waters è la loro natura ciclica, ed anche The Dark Side of the Moon non è da meno, visto che inizia e finisce con un battito cardiaco che, accomunando tutti gli esseri umani, nelle intenzioni del bassista rappresenta l’empatia.

Lato A

Si parte con Speak to Me e i primi accenni alla follia dati dalle voci di contorno (di cui parleremo più avanti), mentre Breathe vuole essere un’esortazione a vivere la propria vita secondo i propri ritmi, senza farsi dominare dalla frenesia del lavoro. A questo serve la metafora del coniglio che, al termine del frenetico scavare una buca, subito ne inizia un’altra: ciò non fa altro che “portarlo alla tomba anzitempo”.

La strumentale On the Run ci porta in un aeroporto. Il loop elettronico creato col sintetizzatore VCS3 unito agli effetti sonori ci fanno vivere l’ansia e lo stress provocati dalla paura di volare (di cui soffriva Richard Wright).
L’esplosione finale ci porta dentro Time, brano complementare a Breathe. È infatti una sorta di monito a non sprecare la vita perdendosi dietro cose inutili o oziando. Anche per questo motivo contiene la sua “reprise”, che affronta il tema del ritiro in solitudine ed il rifugio propri della vecchiaia.
Curiosità sulla parte iniziale del brano: Alan Parsons ha rivelato che le varie sveglie furono registrate separatamente in un negozio di antiquariato e i singoli nastri poi sincronizzati per suonare nello stesso momento.

Chiude la prima facciata dell’album The Great Gig in the Sky, metafora della morte, come naturale evoluzione del ciclo della vita raccontato in questo lato A.
La voce di Clare Torry viene aggiunta solo ad album completato, appena 40 giorni prima della sua pubblicazione: Alan Parsons, infatti, ritiene che il brano non fosse completo e anche contro il volere di Rick Wright, autore della musica, contatta la corista.
Una volta presentatasi agli Abbey Road Studios le viene detto «non ci sono parole. Riguarda la morte. Improvvisa, la tua voce deve essere uno strumento musicale. Deve suonare come un assolo di chitarra».

Lato B

Il secondo lato dell’album si apre con Money, un’ironica ma allo stesso tempo feroce critica all’eccessivo attaccamento al denaro, uno dei “lati oscuri” della natura umana, che costituiscono il tema centrale di The Dark Side of the Moon. Il denaro viene visto come “la radice di tutti i mali odierni”, ma nessuno è davvero disposto a privarsene.

Us and Them parla del confronto con gli altri e del modo in cui viviamo le relazioni interpersonali. C’è anche una critica alle guerre, dove generali comodamente seduti danno ordini alle truppe, guardando “i confini sulla mappa muoversi da una parte all’altra”.
Curiosità: Rick Wright compose la parte di pianoforte nel 1969 per il film Zabriskie Point, ma fu scartata dal regista Michelangelo Antonioni.

Dopo la strumentale Any Colour You Like arriva il dittico che chiude l’album. Brain Damage affronta il tema della pazzia e, di conseguenza, chiama in causa anche il ricordo di Syd Barrett. Come ha affermato Roger Waters: «Aveva di sicuro a che fare con Syd… Penso si tratti di difendere l’idea che sei diverso». Il riferimento può essere trovato nel verso“e se la band in cui sei comincia a suonare melodie diverse”, che racconta gli ultimi tempi di Barrett nella band, prima di venire estromesso.

Chiude l’album Eclipse, una sorta di di metafora di tutto il disco. La Luna, e il suo lato oscuro, vengono identificate con la mente dell’uomo, in un ultimo rimando alla follia.
E la frase che chiude l’album, pronunciata da Gerry O’Driscoll, portiere irlandese degli studi di Abbey Road, è lì a spiegarci che non tutto è come sembra: “In realtà non c’è nessun lato oscuro della Luna. Di fatto è tutta scura. L’unica cosa che la fa sembrare luminosa è il Sole”.

Le “voci narranti”

Una sera, verso la fine delle registrazioni, Waters chiama i tecnici e le altre persone presenti nello studio, chiedendo loro di rispondere ad alcune domande scritte su dei cartoncini. Gli intervistati entrano quindi uno alla volta in una stanza con poca luce e un microfono, e si trovano davanti alcune domande “di riscaldamento”, come il colore o il piatto preferito, per poi passare alle “vere” domande, quelle più attinenti col tema dell’album, come “hai paura della morte?” o “quando è stata l’ultima volta in cui sei stato violento?”.
La domanda sull’episodio violento è seguita immediatamente da: “avevi ragione?”. Waters osserva che a quest’ultima tutti rispondono puntualmente di sì. Un collage di tali risposte affermative è udibile sulla coda di Money.

Il road manager della band, Chris Adamson, registra la frase che apre l’album: «I’ve been mad for fucking years, absolutely years».
Il tecnico del suono Peter Watts partecipa con la celebre risata che ricorre in Brain Damage e Speak to Me, mentre è della seconda moglie di Watts, Patricia, la voce che sussurra: «I never said I was frightened of dying» su The Great Gig in the Sky.

Il portiere degli studi di Abbey Road, Gerry O’Driscoll, oltre alla già citata frase in chiusura del disco, pronuncia anche la storica frase in apertura di The Great Gig in the Sky: «I am not frightened of dying, any time will do, I don’t mind. Why should I be frightened of dying? There’s no reason for it, you’ve got to go sometime».

Cusiorità: vengono intervistati anche Paul McCartney e la moglie Linda, ma le loro risposte alla fine non vengono inserite nell’album perché, a detta di Waters, si erano «troppo sforzati di essere divertenti».

La storia dietro la copertina

Quella di The Dark Side of the Moon è forse la copertina più famosa e riconoscibile dell’intera discografia mondiale.
La parte grafica nasce da una semplice colorazione meccanica. Storm Thorgerson e George Hardie hanno disegnato solamente i contorni, in bianco e nero, indicando i colori che dovevano essere stampati. L’idea viene presa da un libro di fisica che mostrava la luce che passa attraverso un prisma. La semplice ma altrettanto elegante realizzazione su sfondo nero alla fine risulta un fattore decisivo.

Importante anche la decisione di seguire il consiglio di Rick Wright, che suggerisce qualcosa di pulito, elegante e grafico anzichè fotografico, e di collegare il tutto con il concetto del loro spettacolo dal vivo, famoso per le luci. In seguito si decide di unire anche i temi che Roger stava esplorando per i testi dell’album, ovvero l’ambizione e la pazzia.
Il risultato di tutti questi ingredienti sono il prisma, il triangolo e le piramidi.

La fase di scelta del progetto è molto semplice: alla band vengono presentate sette bozze in una stanza degli studi di Abbey Road. In meno di tre minuti sono tutti d’accordo, si guardano in faccia e dicono che il prisma va bene. Thorgerson si arrabbia e protesta, vuole che vengano prese in considerazione anche le altre idee sulle quali avevano lavorato, sudato e impiegato tempo. La band però si rifiuta, dicendo che il prisma va bene e che loro devono proseguire con il lavoro vero, quello di preparazione dell’album.

Il racconto di Storm Thorgerson

«Il semplice disegno in bianco e nero sembrava così esile – racconta Thorgerson – un design che richiedeva sviluppi ed estrapolazioni. La luce è continua: se lo spettro avesse dovuto estendersi sul retro di copertina, in teoria avrebbe dovuto attraversare un altro prisma inverso, per riemergere come luce bianca. Abbiamo quindi immaginato che la striscia di luce bianca riemersa a questo modo potesse raggiungere la parte frontale della copertina, o meglio quella di una seconda copertina. Così, mettendo varie copertine una di fianco all’altra si sarebbe osservata una striscia di luce infinita, in continua trasformazione da bianca allo spettro completo, poi di nuovo bianca e così via.

Roger Waters suggerì brillantemente che lo spettro poteva diventare la rappresentazione grafica del battito del cuore con cui inizia la musica, come lo si vede sugli oscilloscopi dei film ospedalieri quando il paziente, dopo un’operazione, lotta tra la vita e la morte. Questo battito/spettro avrebbe poi potuto prolungarsi sulla busta interna attraverso un pieghevole e collegarsi sia alla copertina, sia al retro, creando una catena ancora più lunga di copertine e di buste».

Il cofanetto celebrativo

Per celebrare i 50 anni dalla pubblicazione di The Dark Side of the Moon, i Pink Floyd hanno deciso di pubblicare uno speciale box set, che sarà disponibile dal prossimo 24 marzo, ovvero un giorno dopo il 50simo anniversario della pubblicazione dell’album in Europa.

Il box include CD e vinile gatefold (con poster e stickers originali) dell’album in studio rimasterizzato da James Guthrie, Blu-Ray + DVD con audio originale 5.1 e versioni stereo rimasterizzate. Il cofanetto include inoltre un aggiuntivo Blu-ray di mix Atmos, più CD e LP di The Dark Side of the Moon- Live at Wembley Empire Pool, London, 1974.
Inoltre ci sarà il libro celebrativo con copertina rigida di 160 pagine con rare foto in bianco e nero dei tour in UK e USA del 1973-1974 scattate da Peter Christopherson, Jill Furmanovsky, Aubrey Powell, Storm Thorgerson, ed un altro songbook dell’album originale di 76 pagine.
C’è spazio anche per le repliche di due 45 giri: Money/Any Colour You Like e Us and Them/Time.
Chiudono la collezione la replica del volantino e dell’invito all’anteprima di The Dark Side of the Moon al Planetario di Londra del 27 febbraio 1973.

Il tutto per la modica cifra di circa 300 €.
Decisamente troppo, se si confronta il materiale presente in questo cofanetto con la bellissima Immersion edition uscita nel 2011 per la metà del prezzo.

La nuova versione di Roger Waters

Qualche settimana fa, in un’intervista al Telegraph, Roger Waters ha dichiarato di aver completamente riregistrato The Dark Side of the Moon.
Il motivo per cui l’ha fatto è perchè ritiene che «non tutti hanno capito di cosa trattava, cosa volevo dire ai tempi».

Quindi, per riuscire meglio nello scopo, le canzoni sono state svestite dalla patina prettamente rock’n’roll: non ci sono assoli di chitarra, su Us and Them c’è un assolo, ma di basso (l’unica parte suonata da Waters in tutta la riedizione dell’album), Money dovrebbe avrebbe accenti country, con richiami a Johnny Cash, mentre Breathe è rallentata e acustica.
On the Run, invece, ha una nuova parte vocale sopra lo strumentale, «un poema in prosa» scritto dopo un incubo.
I collaboratori di questa nuova registrazione dell’album sono il polistrumentista Gus Seyffert, la sua fidanzata, la cantante siriana Bedouine (Azniv Korkejia), oltre ad un ministro battista all’Hammond.

Per la cronaca, questa nuova versione del disco sarebbe dovuta uscire a marzo, anch’essa in occasione del 50° anniversario della pubblicazione, ma è slittata in avanti. Probabilmente verrà pubblicata nel mese di maggio.

La tracklist dell’album

1. Speak to Me
2. Breathe (In The Air)
3. On the Run
4. Time / Breathe (Reprise)
5. The Great Gig in the Sky
6. Money
7. Us and Them
8. Any Colour You Like
9. Brain Damage
10. Eclipse

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Nato a Roma nel 1984, ma vivo a Venezia per lavoro. Musicista e cantante per passione e per diletto, completamente autodidatta, mi rilasso suonando la chitarra e la batteria. Nel tempo libero ascolto tanta musica e cerco di vedere quanti più concerti possibili, perchè sono convinto che la musica dal vivo abbia tutto un altro sapore. Mi piace viaggiare, e per dirla con le parole di Nietzsche (che dice? boh!): "Senza musica la vita sarebbe un errore".

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