Mixed by Erry
di Sydney Sibilia
con Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna
La storia di base è vera. Allevati da un padre che gli ha insegnato a vendere “onestamente” bottiglie di whisky Jack Daniel’s riempite di tè, tre fratelli napoletani, i Frattasio, negli anni ’70 fanno impazzire le case discografiche e la guardia di finanzia. Perché il più taciturno, Enrico, che se la cava con la tecnologia e ha il pallino di fare il deejay (ma si limita alle pulizie in un negozio di elettrodomestici) crea compilation di canzoni su musicassetta che piacciono al punto che la gente pagherebbe per averle: quando scopre che esistono macchine per registrare ad alta velocità, coinvolge le doti dei fratelli (uno ha sa fare affari con prestiti della camorra, l’altro li protegge anche con la violenza) e con il marchio inglesizzato Mixed by Erry “inventano” la pirateria musicale su larga scala. Inondano prima Forcella, poi Napoli, poi il Sud, poi tutta l’Italia di musicassette con mix vincenti di canzoni copiate (rubate) a prezzi stracciati. E fanno miliardi. Mettono in piedi un’organizzazione capillare e misteriosa che li porta ad avere persino i mix delle canzoni di Sanremo prima delle case discografiche (restate dopo i titoli di coda e saprete come…). A quel punto i discografici chiedono al governo di intervenire. Sibilia (Smetto quando voglio, L’incredibile storia dell’isola delle rose) ha tratto una bella sceneggiatura dal libro omonimo di Simona Frasca, il film è gaglioffo e divertente e racconta il crescendo gioioso di illegalità come certi film d’oltreoceano raccontano le career story . Si sente il “piacere del mercato” e del cinema di genere della produzione Groenlandia di Sibilia e di Matteo Rovere (Veloce come il vento, Il primo re, Romulus).
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