Mogol e Lavezzi, “Capolavori nascosti” ne svela chicche preziose

Tredici brani e un inedito, perle celate tra due repertori infiniti: Mario Lavezzi e Mogol presentano una raccolta che porta alla luce dei "tesori" poco noti.

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Mogol e Lavezzi

Questa mattina è stato presentato alla stampa Capolavori nascosti, il nuovo progetto discografico di Mogol e Mario Lavezzi in uscita domani per Nar International/Artist First.

Mogol e Lavezzi: un bel tratto della musica italiana d’autore, una “rinomata ditta” che ha scritto successi entrati nell’immaginario della gente e nell’airplay di sempre con “evergreen” come Vita (per il progetto DallaMorandi), Stella nascente (per la Vanoni) o Varietà (per Morandi), tra gli altri, senza ombra di dubbio tra i più importanti e rappresentativi nomi del panorama musicale italiano, legati da una profonda amicizia e da una grande sintonia artistica.

Capolavori nascosti ha il pregio di presentare agli ascoltatori delle vere perle, tra le più belle canzoni firmate dai due artisti nel corso del loro lungo sodalizio (iniziato nel 1968 quando composero Il primo giorno di primavera, grande successo dei Dik Dik), e qui eseguite con molti dei più grandi artisti della nostra musica (Riccardo Cocciante, Raf, Lucio Dalla, Fiorella Mannoia, Mango, Luca Carboni, Gianni Morandi, Biagio Antonacci, Ornella Vanoni, tra i tanti).

Tredici brani (la maggior parte dei quali incisi per gli album di Lavezzi) e l’inedito Una storia infinita, disponibili su CD. Il nuovo brano sarà accompagnato da un videoclip e sarà disponibile anche sulle principali piattaforme per l’ascolto in streaming.

Questi i brani e le collaborazioni, canzone per canzone: Bianche raffiche di vita (Mario Lavezzi, Mango, Laura Valente, Luca Carboni); Per fortuna che ci sei (Mario Lavezzi, Dave Pearlman); Giorni leggeri (Mario Lavezzi, Riccardo Cocciante, Lucio Dalla); L’amico latino (Mario Lavezzi); Non è una bella idea (Mario Lavezzi); Per la gloria (Mario Lavezzi, Gianni Bella, Riccardo Cocciante, Mango, Raf); Zitta (Mario Lavezzi, Ramòn Stagnaro); Una vita normale (Mario Lavezzi, Giulia Fasolino); Anche settembre (Mario Lavezzi, Elena Roggero); Ci vorresti tu (Ornella Vanoni, Mario Lavezzi); La bandiera (Mario Lavezzi, Biagio Antonacci); Avanti così (Mario Lavezzi); Momento delicato (Mario Lavezzi, Fiorella Mannoia); Una storia infinita (Mario Lavezzi, Cristina di Pietro).

Mogol e Mario Lavezzi presenteranno Capolavori nascosti a Roma domani, venerdì 17 marzo, alle ore 18 presso la catena “la Feltrinelli” (Via Appia Nuova 427).

LA TRACKLIST E LA COVER DELL’ALBUM

Mogol e Lavezzi

  1. Bianche raffiche di vita
    2. Per fortuna che ci sei
    3. Giorni leggeri
    4. L’amico latino
    5. Non è una bella idea
    6. Per la gloria
    7. Zitta
    8. Una vita normale
    9. Anche settembre
    10. Ci vorresti tu
    11. La bandiera
    12. Avanti così
    13. Momento delicato
    14. Una storia infinita

LE DICHIARAZIONI DEGLI ARTISTI

Mogol:

Credo che si debba partire dal fatto che queste canzoni le conoscono pochissimi, quasi nessuno. Una canzone diventa un successo quando si fa la promozione: più è forte la promozione, più il brano ha possibilità di successo. Queste canzoni non hanno avuto questa possibilità nonostante avessero grandi interpreti e fossero di ottima qualità, aspetto che in questo momento non è molto considerato, perché la competenza non deve averla solo chi le scrive, ma anche chi sceglie le canzoni per poi diffonderle. Sennò si diffondono canzoni che non rimangono nel tempo.

Ora, noi siamo orgogliosi di queste canzoni, molto orgogliosi, perché sono canzoni fra le più belle che ho scritto, questa è la verità. Allora ci siamo detti “perché non facciamo questa sfida?”, una sfida complessa, difficile: oggi il disco non esiste più, però c’è la possibilità di ascoltare attraverso lo streaming, e chi è interessato al livello delle canzoni di un tempo, quelle che sono rimaste nella storia, può essere interessato magari ad ascoltare questo, ed è per questo che ci teniamo tanto a questo disco.

Devo dire che non seguo molto la musica di oggi e non voglio nemmeno mettermi a fare il critico perché non è mio ruolo. Quello che ripeto è che bisogna anche valutare una cosa, cioè che i competenti devono essere anche quelli che scelgono le canzoni. Una volta c’erano i disc jockey, e i disc jokey erano davvero competenti. Mi ricordo che si telefonavano tra di loro quando trovavano una bella canzone, perché erano competenti e appassionati. Questo è il discorso. Siccome la competenza la trovo adesso soprattutto nei giornalisti, credo che tutti insieme dobbiamo cercare la qualità nella cultura popolare, che porta all’evoluzione della gente: una canzone bella, con un bel testo e una bella musica che esprimono qualcosa di importante e che danno emozioni, è una grande gioia e una operazione fantastica. Quando facciamo le serate, sia io che Mario, le persone cantano con noi perché ama le canzoni di successo che sono vissute nel tempo e hanno attraversato le generazioni. Questo album è un tentativo quasi disperato di riportare a un grande livello la musica e le parole.

“Una storia infinita” di fatto è un amore oltre la vita: non ne abbiamo le prove, ma io credo che ci si riincontri tutti in un’altra dimensione. Si tratta di una canzone che sono particolarmente orgoglioso di aver scritto, e che è stata anche bocciata a Sanremo. L’avrebbe cantata Mario con una interprete femminile. Tante persone alle quali l’ho fatta ascoltare si sono commosse.

Il titolo “Capolavori nascosti” non è trionfalistico: secondo me, sono canzoni bellissime. E definirle “capolavori” era anche un modo per incuriosire il pubblico.

Facebook e Instagram, come sapete, guadagnano miliardi, e sono piattaforme restie a pagare qualcosa. Gli autori vivono grazie ai diritti, e la battaglia di difesa degli autori è una battaglia giusta, anzi sacra. Dobbiamo continuare tutti a portarla avanti.

 

Mario Lavezzi:

Questo progetto è nato perché io e Giulio ci siamo trovati al CET e abbiamo riscoperto canzoni che avevamo già scritto e che, tra le altre cose, sono state già cantate da artisti come Lucio Dalla, Mango, Cocciante, Antonacci, Ornella Vanoni. Ci siamo detti che se si sono resi disponibili a cantare queste canzoni, è perché sono canzoni valide. E allora Giulio ha avuto questa idea di chiamare la racconta “Capolavori nascosti”, perché proprio ci sembrava giusto dare luce a canzoni che hanno un valore, uno spessore.

Se si vuole approfondire questo lavoro, nel CD c’è anche un album di testi con la spiegazione di come è nata ognuna delle canzoni. 

La nostra collaborazione è nata in maniera alquanto rocambolesca: io uscivo dai Camaleonti disperato per aver dovuto mollare tutto e partire per il servizio militare, e mi sono trovato con Popy Minellono, che conoscevo già dai tempi dei Camaleonti e che lavorava alla Curci: questa canzone era ispirata ai Procol Harum in quanto coi Camaleonti avevamo fatto “L’ora dell’amore”, e quindi è uscita una canzone che aveva una struttura strumentale e cantata. Con l’ingenuità dei 21 anni ci siamo chiesti a chi potessimo darla, e abbiamo pensato ai Dik Dik che avevano già fatto “Senza luce”, la versione italiana di “A whiter shade of pale”. Il loro produttore era Mogol, e così  lo abbiamo chiamato, Giulio è arrivato e si è messo a lavorare sul testo dandole un senso, e facendola diventare “Il primo giorno di primavera”. E la canzone ha fatto un milione di copie. 

Io seguo la musica contemporanea, e devo dire che ci sono canzoni che parlano d’amore e che sono molto belle. Per esempio, quando ho sentito “L’essenziale” cantato da Mengoni nella prima serata del Festival di allora, ho pensato “porca miseria, perché non l’ho scritta io questa canzone?”, perché è una canzone straordinaria e ancora oggi è un pezzo che rimane rispetto ad altri che durano due mesi o tre. Madame è un’altra che secondo me ha tutte le qualità per potercela fare.

L’inedito è stato scritto durante il lockdown: Giulio non voleva che andassi al CET, ma io ho preso coraggio, ho fatto tutto il necessario perché l’incontro fosse sicuro e gli ho fatto ascoltare questa canzone dedicata a una coppia che, nonostante le vicissitudini che ha vissuto, compreso il lockdown, è rimasta insieme, e anzi si è ancora più unita. Se è successo questo, la loro storia è diventata “Una storia infinita”.

Io avrei potuto fare duetti chiamando chiunque, però Mogol ha il CET dove fa crescere sia interpreti che autori, io ho il contest “Campusband”, quindi ci occupiamo di giovani. Così mi sono detto: perché non dare un’occasione a una persona che non è ancora conosciuta ma è molto brava? E così ho scelto Cristina di Pietro, che è una vocalist e bravissima pianista che fa parte del mio gruppo.

Per quanto riguarda la competenza, oggi ogni valutazione si basa su quello che sono follower, visualizzazioni e  streaming. Le scelte vengono fatte quasi esclusivamente in base a questi criteri. Questa è l’epoca che stiamo vivendo oggi, che io ritengo, perdonatemi, rispetto al Nuovo Illuminismo degli anni ’60-’70-’80, una forma di decadenza, che riguarda i valori, l’economia, la politica. La musica di oggi ne è lo specchio, come la musica di quel periodo era la colonna sonora di quel Nuovo Illuminismo.

Le canzoni inedite che abbiamo fatto usciranno al momento giusto: oggi vanno i singoli, come i 45 giri di una volta. “Vita” è rimasta nel cassetto per sei anni, non abbiamo fretta. Quando ci sono il momento giusto e l’interprete giusto, i pezzi saranno incisi. “Una storia infinita” l’ho proposta anche a Morandi, che aveva però già un progetto comune con Jovanotti e ha preferito optare per quello.

Credo che anche oggi ci siano bravi autori, e cito su tutti Lorenzo Vizzini, che io ho conosciuto quando aveva 16 anni. Il fatto è che bisogna scoprirli. Un esempio: se il Festival della canzone italiana tornasse a essere questo, la rassegna dell’eccellenza della canzone e non uno show televisivo, e uno da oggi cominciasse a dire “tutti gli autori mandino una canzone”, non solo quelli selezionati dalle case discografiche, a ottobre ci si ritroverebbe con trenta o quaranta canzoni di alto livello da mandare al direttore artistico e poi da assegnare. Vi assicuro che si salverebbero anche delle carriere, perché ci sono grandi artisti che a Sanremo portano canzoni impresentabili. Io ci penserei: sarebbe una rivoluzione, e sarebbe la salvezza dell’industria discografica italiana.

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Classe ’83, nerd orgogliosa e convinta, sono laureata con lode in ingegneria dei sogni rumorosi ed eccessivi, ma con specializzazione in realismologia e contatto col suolo. Scrivo di spettacolo da sempre, in italiano e in inglese, e da sempre cerco di capirne un po’ di più della vita e i suoi arzigogoli guardandola attraverso il prisma delle creazioni artistiche di chi ha uno straordinario talento nel raccontarla con sincerità, poesia e autentica passione.

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