Nek, dal 28 marzo la nuova edizione di “Dalla strada al palco”

Nell'attesa di partire in tour con Francesco Renga, il cantautore torna, per il secondo anno, al timone dello show che celebra gli artisti di strada.

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Nek in concerto al Carroponte di Sesto San Giovanni - 16 luglio 2021 - © Foto: Riccardo Medana

È stata presentata ieri a Napoli  la nuova edizione di Dalla strada al palco, lo show televisivo di Rai Due condotto da Nek che, a partire da martedì 28 marzo e per sei puntate, porta in TV il variopinto mondo degli artisti di strada, che si esibiscono e si raccontano davanti al pubblico in studio e ad alcuni ospiti vip.

Prodotto da Rai – Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Stand by me, con la regia di Sergio Colabona, Dalla strada al palco rappresenta una grande festa e una preziosa vetrina per cantanti, musicisti e artisti di strada, offrendo loro la possibilità di esibirsi e di raccontarsi nella più grande piazza d’Italia, quella televisiva.

Gli ospiti della prima puntata

Nei panni dei cosiddetti “passanti importanti”, ad affiancare Nek saranno Andrea Delogu e Carlo Conti, che, insieme al pubblico in studio, selezioneranno le tre più belle performance tra i primi 13 partecipanti che si sfideranno. I tre migliori artisti della serata andranno direttamente in finale per aggiudicarsi il premio di miglior artista di strada d’Italia.

I busker condivideranno con il pubblico i loro talenti legati a ogni forma d’arte, dalla musica al canto, dalla danza alla giocoleria, e incanteranno i telespettatori con straordinarie esibizioni all’interno di uno studio che ricrea le gioiose atmosfere delle più belle piazze.

Gli artisti protagonisti

Uno show ricco di emozioni e tanto divertimento già dalla prima puntata con artisti provenienti da tutta la penisola e non solo: dagli acrobati su pali oscillanti della Compagnia dei Folli al pianista Davide Stramaglia, che da anni suona nell’affollata metropolitana di Londra, dai giocolieri Giorgio Maria Laganà, Niccolò Nardelli e Giovanna Todisco fino al violinista Isaac Minert, dal vocalist, magazziniere nella vita, Joe Bless alla cantante Martina Zaghi, dal duo voce e violino Riccardo & Celine a quello composto dalla cantante lirica Naimana e dal ventriloquo Daniele, dal gruppi degli Street Sharks alla jug band No Funny Stuff che suona con strumenti autocostruiti, fino al sand artist Mauro Masi.

Nell’attesa di partire in tour con Francesco Renga, Nek torna dunque alla conduzione dello show dedicato ai busker: ognuno di loro, oltre al proprio talento, porta con sé una storia personale, a volte commovente, altre volte eccentrica o divertente, ma che non manca mai di suscitare curiosità ed emozioni in chi l’ascolta. Tutto questo fa di Dalla strada al palco uno spettacolo autentico e la più grande festa degli artisti di strada in TV.

Ad accompagnare gli artisti sul palco, la band del Maestro Luca Chiaravalli.

Dalla strada al palco è un’idea originale di Carlo Conti, scritto da Emanuele Giovannini, Leopoldo Siano, Giona Peduzzi, Maria Grazia Giacente, Simona Iannicelli. Prodotto da Rai – Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Stand by me, a cura di Daniela Di Mario e Tiziana Iemmo e, per Stand by me, di Francesco Sturlese. Produttore esecutivo Rai: Roberta Bellagamba. Produttore esecutivo Stand By Me: Claudia Santilio. La regia è di Sergio Colabona.

Le dichiarazioni di Nek in conferenza stampa

Se devo parlare da musicista, il fenomeno dei Måneskin è qualcosa che, naturalmente, per le giovani generazioni non si era mai visto, ma loro stessi hanno detto di essersi ispirati ai Led Zeppelin. Però io vorrei spingere il concetto verso il programma: i Måneskin sono un fenomeno, e credo che loro stessi se ne stiano rendendo conto, estremamente grande, un gruppo rock italiano che ha raggiunto risultati straordinari per talento, credibilità, affiatamento. Arrivano dalla strada, ed ecco la congiunzione col nostro programma, ma hanno fatto una scelta precisa: si sono mossi, hanno fatto “X Factor” e sono volati per tutto un insieme di fattori che si sono posizionati nel momento giusto al punto giusto.

Invece qui ci sono delle altre scelte fatte da parte degli artisti di strada: bella la possibilità di accedere a un palco così importante come quello di Rai Due, ma altrettanto bello, se non di più, tornare sulle piazze e sulle strade dalle quali sono venuti. Questo è ciò che mi ha affascinato, e che io traduco in coraggio, in consapevolezza, in inconsapevolezza, in piena libertà. Il mondo del busking io non lo conoscevo, come credo tanti di voi: qualche giudizio tutti lo abbiamo espresso, pensando che quel ragazzo o quella ragazza fossero in strada perché non avevano avuto altre possibilità.

Ma la maggior parte di queste persone hanno fatto una scelta piena e consapevole: evitare lo stress della discografia, l’ansia da classifica. Loro stanno perfettamente in quell’angolo di piazza o di strada che faticosamente si sono guadagnati cercando di captare l’attenzione della gente, che è un comune denominatore anche per chi fa il mio mestiere; io non vengo dalla strada, ma ho iniziato a fare i concerti nelle piazze a titolo gratuito, e vi posso assicurare che, quando le persone non volevano stare lì e volevano il concerto di qualcun altro, me lo facevano capire con modi molto espliciti: fischi, sputi, o se ne andavano proprio.

Quindi, io sento molto la vicinanza con questi artisti: mi viene naturale infondere empatia, cercare di avere un legame con loro, perché in un certo qual modo siamo simili, e ammiro molto questa loro scelta di rimanere lì e di non desiderare altro che un camper per viaggiare, per muoversi in giro per il mondo, una chitarra con una custodia aperta o un cilindro, e l’attenzione del pubblico.

Nella prima puntata, addirittura, una cantante dice «Io amo perdermi nello sguardo di chi mi sta osservando», e questo per me è straordinario. Poi, questo programma è fatto di storie: bisogna rendersi conto che, per essere artisti di strada, ma artisti in generale, bisogna faticare, fare sacrifici; non si può pensare di diventare famosi e poi imparare il mestiere, ci vuole il merito, e questa gente se lo guadagna tutti i giorni con l’interesse di un passante distratto.

Sono il peggior critico di me stesso, ma credo sia per tutti così: io arrivo dalla musica, e qui ci sono esibizioni che riguardano cantanti, musicisti, e poi talenti di diversa espressione artistica, il che già per me è motivo di stimolo. Il fatto di essere su un palco e di tentare di essere efficace con un altro linguaggio, che va sempre verso l’intrattenimento, per me è una gioia. Tempo fa mi misi in gioco in diverse esperienze, i risultati furono buoni, e per questi risultati ho deciso di uscire di nuovo dalla comfort zone della musica.

Mi piace l’idea di essere dall’altra parte, di mettere a proprio agio l’ospite, di cercare di essere un padrone di casa nel miglior modo possibile, ma sono qui per imparare e certamente ci sono delle cose che devo correggere, che posso migliorare, e in questa seconda edizione saranno cose che cambieranno.

Il meccanismo verte sulle storie, sui talenti, e chi vincerà si aggiudicherà un cilindro, che è il simbolo dell’artista di strada, contenente 10mila euro, ma cambierà il posizionamento in palinsesto, con una programmazione più attiva sugli altri canali rispetto allo scorso anno, quando andavamo in onda d’estate. Ci sono due puntate in più, la band è sempre la stessa, ma la differenza sostanziale la fa il pubblico: l’anno scorso eravamo duecento, quest’anno saremo ottocento, come in un concerto o una rappresentazione teatrale, e la giuria popolare sarà rappresentata da trecento persone selezionate tra le ottocento.

Ci sono molti artisti che dal palco vanno alla strada: vedrete e conoscerete artisti che hanno fatto anche esperienze di palchi importanti, musicisti che hanno fatto parte addirittura dell’orchestra della Rai, persone che si sono esibite in giro per il mondo, che volentieri sono passati dagli sfarzi e dalle grandi luci alla strada e al suo modo diretto, e talvolta anche alla sua crudeltà. E quanto sono contenti di aver fatto quel passo!

Quando è partita ufficialmente la registrazione — apro e chiudo parentesi: è un programma registrato, ma viene eseguito come se fosse una finta diretta —, ci siamo fermati due volte, e la prima perché il sottoscritto era proprio visibilmente emozionato, e si è resa necessaria una pausa brevissima, giusto per sistemare qualcosa, per mettere insieme le scenografie. Il pubblico mi ha fatto un certo effetto…

La cosa che mi piace, e qui devo fare un complimento al regista Sergio Colabona, è che è tutto smart, veloce. Non c’è la concezione del blocco e del “rifacciamola”, è un po’ come un concerto, e questo è bello, ma è anche stimolante: quando sali sul palco e inizia lo show, pur avendo fatto le prove, quella è la vera prova, è il momento in cui bisogna intrattenere le persone. Questo programma ha come struttura proprio la finta diretta: a meno che non succeda qualcosa per cui siamo costretti a fermarci, noi andiamo avanti, e anche il cambio scenografie segue dei tempi prestabiliti proprio perché arrivi a casa questa fluidità tipica dei programmi in diretta nei quali non si può tornare indietro. “Buona la prima”.

Il vincitore della prima edizione, chitarrista straordinario, come succede anche a tanti altri musicisti, è tornato in piazza a Torino, mi manda anche filmati, con questa attività mantiene la sua famiglia. Ed è contento così. Io ammiro questi artisti perché credono in quello che fanno, tornano volentieri nel loro ambiente e anzi, stanno volentieri lontano da dinamiche legate a tutto quel mondo discografico che conoscono in parte e che sanno avere una sua complessità. Questo mi ha colpito particolarmente del mondo del busking: non è un piano B, ma anzi per alcuni è stato letteralmente la salvezza. Queste persone non sono assolutamente ingolosite dal palco e dalla popolarità, non vanno alla ricerca di qualcosa. E ho anche imparato che esiste proprio un albo degli artisti di strada.

Arrivo dalla musica, e la musica è il mio amore della vita. Certo, dopo trent’anni di carriera, qualche esperienza fatta sul palco anche non da performer musicale mi ha trasmesso qualcosa in più. Io sono affascinato dall’imparare cose nuove, lo sono nella vita di tutti i giorni e anche nella vita professionale. Ecco perché mi metto sempre volentieri in gioco in quest’altra veste. Sarò sempre un musicista e un cantante che si mette al servizio della televisione provando a fare da tramite tra il palco e il pubblico, e lo farò sempre a mio modo, che probabilmente non entrerà nemmeno nei canoni della conduzione eccellente, sarò anche sgangherato a volte, ma sarò io: musicista, cantautore e parallelamente, ogni tanto, salirò su un palco non necessariamente per cantare una canzone.

Tutte le volte osservo Sanremo e certo, mi piacerebbe condurlo, anche perché abbiamo avuto un precedente: Claudio Baglioni è sceso e si è messo al servizio del palco, e ha presentato benissimo. Questo è incoraggiante, indipendentemente dal fatto che sia io o qualche altro cantante che fa parte del mio mondo, e che possa al meglio fare da tramite tra canzoni e pubblico. Chissà: incrociamo le dita!

Classe ’83, nerd orgogliosa e convinta, sono laureata con lode in ingegneria dei sogni rumorosi ed eccessivi, ma con specializzazione in realismologia e contatto col suolo. Scrivo di spettacolo da sempre, in italiano e in inglese, e da sempre cerco di capirne un po’ di più della vita e i suoi arzigogoli guardandola attraverso il prisma delle creazioni artistiche di chi ha uno straordinario talento nel raccontarla con sincerità, poesia e autentica passione.

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