Il Guardiano del Faro, nuovo disco e concerti in vista: «Non posso fare a meno della musica»

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Il Guardiano del Faro

Federico Monti Arduini, in arte Il Guardiano del Faro, è un caso più unico che raro nel mondo della musica italiana. Musicista di formazione classica, dopo aver collaborato con numerosi artisti ed aver ricoperto ruoli importanti in diverse case discografiche, negli anni ’70 arrivò al successo di massa grazie ad uno stile tutto suo, che univa la produzione classica e il pop elegante strumentale.

Nel 1975 con Amore grande, amore libero vinse Un disco per l’estate e restò per diverse settimane primo in hit parade. Da allora, la sua carriera non si è più fermata. Oggi Il Guardiano del Faro ha 82 anni ed è in piena attività. Recentemente ha pubblicato Il venditore di sogni, un disco bellissimo con collaborazioni prestigiose. In estate tornerà anche a suonare dal vivo. Per ora le date in programma sono due. Se le vibrazioni saranno quelle giuste, l’artista non esclude però di tornare ad esibirsi in pubblico anche successivamente.

Di seguito la nostra intervista.

Il Guardiano del Faro

Il venditore di sogni è un progetto importante, che la vede suonare accompagnato da un’orchestra di 40 elementi. Qual è l’essenza di questo disco?
Non ho guardato alla commerciabilità, come ho sempre cercato di fare nella mia carriera. Il Moog si sente, ogni tanto, ma come sottofondo. Questa volta non gli ho fatto fare la primadonna. Ho suonato i miei pezzi con il pianoforte, così come li suonerei a casa mia. Poi, naturalmente, ho aggiunto l’orchestra.

Il titolo riprende quello di un suo libro di disegni, pubblicato qualche anno fa. Perché questa scelta?
Perché è in tema con la musica che faccio. La mia attività è un po’ da sognatore, fare la musica per quello che si sente, senza rincorrere facilitazioni di suoni o di ritornelli, è un po’ da sognatori. Questa è un po’ la mia natura, è quello che mi fa stare bene con le cose che faccio.

Nel disco ci sono tante collaborazioni, spesso con artisti con cui ha già lavorato in passato.
Sì, ad esempio di Santo & Johnny ho prodotto tutti i loro dischi. Li avevo portati in Italia e sono rimasto molto amico con Johnny, che continua a fare questo mestiere e suona in giro per l’America. Gli ho chiesto di fare un pezzo insieme e lui ha accettato con entusiasmo. Ora stiamo pensando di realizzare un video da qui a là, suonando insieme il pezzo Sotto un cielo straniero. Anche di Mario Rosini ho prodotto tanti dischi, compreso Sei la vita mia, con cui arrivò secondo al Festival di Sanremo del 2004. Mario lo considero mio figlio, ci sentiamo spesso, per me la sua è la voce più bella che ci sia in circolazione, meriterebbe molto più successo. È venuto in sala e in un attimo ha registrato la sua canzone. Ho voluto che la cantasse totalmente lui.

L’incontro con Giuseppe Milici come è avvenuto?
Non lo conoscevo di persona. Cercavo un suono di armonica particolare, ho sentito su Internet due o tre cose sue e l’ho contattato. Lui sapeva chi ero e ha accettato subito di fare un pezzo insieme. Gli ho mandato la base, con l’idea poi in fase di mixaggio di fare un botta e risposta. Quando però ho sentito il pezzo che mi ha inviato, ho pensato di non fare più nulla e di lasciare tutto a lui. È troppo bello. Quando l’ho chiamato, mi ha detto: «Federico, ho suonato questo pezzo piangendo per la commozione dall’inizio alla fine». A quel punto abbiamo deciso di comune accordo di fare il pezzo insieme.

Poi c’è un autentico fuoriclasse, Fabrizio Bosso alla tromba.
Non conoscevo nemmeno lui. Volevo mettere nel disco una tromba, ma cercavo un suono non commerciale, che venisse fuori dal profondo dell’anima. Sentito Bosso, non ho avuto alcun dubbio che fosse lui l’artista che cercavo. Gli ho telefonato e si è detto onorato di suonare con me. Sono andato a Roma e abbiamo registrato il pezzo insieme in studio. È stato un incontro bellissimo, lui è una persona stupenda e il suo della sua tromba è unico, riconoscibile immediatamente.

Il Guardiano del Faro

Torna a suonare dal vivo?
È da tanto tempo che non suono più in pubblico, saranno quattro o cinque anni. Negli ultimi tempi suonavo quando mi chiamava per occasioni di beneficienza. Mi sentivo gratificato, perché facevo qualche cosa di bello. Poi ho conosciuto una persona in Sardegna, a Porto Rotondo, un amico a cui ho mandato il disco. Mi ha invitato per fare un concerto, ha insistito e dopo un po’ ho accettato. Ad una condizione: non voglio niente, così se sbaglio non avrò sensi di colpa. Il concerto sarà il 7 luglio.

E dopo?
Il concerto in Sardegna sarà un banco di prova. Poi farò un concerto anche in Puglia, ad agosto. È un’idea bellissima: in un albergo, aspettano l’alba con degli artisti che suonano un tipo di musica adeguato. Io qualche anno fa avevo scritto un brano intitolato Sinfonia al sole che nasce. Il pezzo era nato all’Argentario, una mattina alle 5, guardando il sole che iniziava a colorire l’isola del Giglio. Dopo questi due concerti deciderò se andare avanti. Sarà fondamentale, per me, sentire che sto dando qualche cosa.

La sua è una carriera lunghissima. Negli anni ’70, con Amore grande, amore libero, restò anche per diverse settimane primo in classifica. Che ricordi ha di quel periodo?
È una storia incredibile. All’epoca lavoravo come manager alla Ricordi, poi passai alla Polydor. Poi, per farla breve, dall’oggi al domani mi sono trovato senza lavoro. In quel momento stava per partire Un disco per l’estate e un dirigente della Rai mi chiese di partecipare, spiegandomi che quell’anno avevano deciso di aprire anche agli strumentali. Ho così partecipato con Amore grande, amore libero ed ho vinto la manifestazione. Una cosa che proprio non mi aspettavo.

Da allora è passato tanto tempo, ma il suo amore per la musica è rimasto intatto.
Mia madre mi raccontava che da piccolo sentivo un pezzo alla radio, mi sedevo al pianoforte e lo suonavo. È un dono che ho dal Padreterno. Non posso fare a meno della musica, è il mio pane. C’è gente che scrive poesie, c’è gente che dipinge e io suono. Dio mi ha dato questo grandissimo dono di potermi esprimere con gli strumenti.

Nato a Lavagna (GE) il 26 luglio 1970, nel giorno in cui si sposano Albano e Romina, dopo un diploma in ragioneria ed una laurea in economia e commercio, inizio una brillante (si fa per dire) carriera come assistente amministrativo nelle segreterie scolastiche della provincia di Genova e, contemporaneamente, divorato dalla passione del giornalismo, porto avanti una lunga collaborazione con l’emittente chiavarese Radio Aldebaran, iniziata nel 2000 e che prosegue tuttora. Per 15 anni ho collaborato anche con il quotidiano genovese Corriere Mercantile. Dal 2008 e fino alla sua chiusura ho curato il blog Atuttovasco.

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