Emma, il nuovo album “Souvenir” è il racconto di un lungo viaggio (intervista)

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Emma
© Chilldays

Esce oggi, venerdì 13 ottobre, Souvenir, il nuovo viaggio musicale di Emma, che verrà presentato live nei club a partire dal 10 novembre con “Souvenir In Da Club”.

9 canzoni, 9 pezzi di un puzzle che rappresentano tutte le sfaccettature di Emma e raccolgono le immagini, i colori, le emozioni sentite e vissute da lei in questi ultimi anni.

La produzione del disco porta con sé il bagaglio sonoro della parte migliore di Emma e gioca con i suoni contemporanei dell’elettronica, senza snaturare quanto costruito finora dall’artista. Mette la ricerca sonora al servizio della nuova sfumata espressività di Emma, per creare qualcosa di nuovo ma sempre familiare. Emma è anche autrice della maggior parte dei brani del disco, realizzati insieme ad una squadra di autori e produttori che hanno reso Souvenir «la cosa migliore che avrei potuto realizzare nel periodo peggiore della mia vita».

Hanno collaborato al disco: Katoo, Davide Simonetta, Drillionaire, Zef, Simone Privitera (Simon Says), Jacopo Ettorre, Paolo Antonacci, Francesco Tarducci, Federica Abbate, Franco126, Takagi e Ketra, Andrea Bonomo, Riccardo Scirè.

La genesi dell’album

Scritto nei luoghi più disparati, Souvenir raccoglie le immagini, i colori e le emozioni sentite e vissute da Emma in più di due anni. È l’istantanea, ferma nello spazio e nel tempo, di un nuovo capitolo della sua vita. Il souvenir è ciò che resta di questo incredibile viaggio che attraversa la vita reale.

La realtà e le cose concrete sono, infatti, il centro di tutto il progetto. E non si ritrovano solo nelle canzoni, ma anche in tutto il mondo estetico del disco, in quei paesaggi autentici in cui si respira verità e si alimenta il rapporto con la terra.

Il nuovo spazio “Souvenir Flagship Store”

In occasione dell’uscita di Souvenir sarà possibile immergersi nel nuovo universo musicale di Emma grazie al primo store pensato dall’artista: “Souvenir Flagship Store”.

Ogni giorno, da oggi a sabato 21 ottobre, presso la libreria Mondadori Duomo di Milano sarà infatti possibile visitare il nuovo spazio pensato da Emma come luogo di incontro, condivisione e confronto con e per i propri fan, che potranno acquistare il nuovo album, anche in una versione esclusiva color miele con card autografata e dedica, e una serie di prodotti, in edizione limitata ed esclusiva, ispirati a Souvenir e ideati da Emma appositamente per loro.

Al flagship store sarà presente anche Haribo, che omaggerà i fan di Emma con un gift speciale durante i 10 giorni di apertura dello store.

Stasera, alle ore 20, appuntamento speciale con Emma che accoglierà i suoi fan all’interno del “Souvenir Flagship Store”.

Due eventi esclusivi per Mondadori Store

Emma, inoltre, incontrerà il proprio pubblico in due eventi esclusivi per Mondadori Store: sabato 14 ottobre in Campania presso il Mondadori Megastore di Marcianise (inizio ore 15:30 – Centro Commerciale Campania, località Aurno, Marcianise – CE) e domenica 15 ottobre a Roma presso il Mondadori Bookstore Cola di Rienzo (inizio ore 14:30 – Piazza Cola di Rienzo, 81).

Il tour “Souvenir In Da Club”

Per vivere in maniera esclusiva questo capitolo musicale della sua carriera, Emma ha deciso di presentare al suo pubblico il nuovo disco con 18 speciali appuntamenti nei club d’Italia: un incontro a tu per tu in un luogo intimo e rock and roll, un ritorno alle origini musicali in cui poter vivere e condividere in modo intenso tutti i colori e le emozioni di Souvenir.

Così nasce l’idea di “Souvenir In Da Club”, una vera e propria esperienza per ascoltare dal vivo il nuovo album e ritornare a casa con un ricordo unico. 18 live in 8 città, a partire dal 10 novembre. I biglietti di questo nuovo viaggio dal vivo di Emma sono disponibili in prevendita su TicketOneClappit.

Le date del tour:

10 novembre –Nonantola(MO), Vox Club
12 , 13 e 15 novembre –Roma,  Largo Venue
22 e 23 novembre – Padova, Hall
26, 27 e 29 novembre – Milano, Magazzini Generali
2, 3 e 5 dicembre – Torino, CAP100
11 e 13 dicembre – Pozzuoli (NA), Duel Club
17 e 18 dicembre – Modugno (BA), Demodè
21 e 22 dicembre – Firenze, Viper

 

EMMA RACCONTA SOUVENIR – TRACCIA PER TRACCIA

Emma

“Souvenir” è tutto ciò che resta di questo lungo viaggio.
È l’istantanea, ferma nello spazio e nel tempo, di un altro capitolo della mia vita. Raccoglie le immagini, i colori, le emozioni sentite e vissute in questi ultimi anni.
La produzione del disco porta con sé tutto il bagaglio acustico della mia parte migliore. Gioca con i suoni contemporanei dell’elettronica senza snaturare quanto costruito finora. Mette la ricerca sonora al servizio delle mie nuove sfumature espressive, per creare qualcosa di nuovo restando sempre fedele a me stessa.
9 storie, 9 canzoni, 9 pezzi di un puzzle che rappresentano tutte le mie sfaccettature.

1. Mezzo mondo

È il primo vero passo verso il cambiamento ed evidenzia la voglia di respirare nuova musica. Perdersi per ritrovarsi. Perdersi ogni tanto fa bene e mettersi in discussione è fondamentale. La mia voce è calma e rilassata quasi a rispecchiare un nuovo modo di affrontare il mondo e le sue sfide.

2. Iniziamo dalla fine

È la sintesi perfetta del mio nuovo gusto personale: l’incontro tra pop e urban. Mi piace passare dalle strofe quasi parlate all’apertura del ritornello, dritto e pulito. La top line non lascia spazio a sbavature. Va dritta al punto, come il testo del resto. Onesto, chiaro, sentito. “Iniziamo dalla fine, toglimi le spine”.

3. Amore cane

Nasce principalmente come mio esperimento musicale. La mia voce è diversa, sottile e
leggera, e si mette a servizio di questa poesia d’amore scritta col coltello tra i denti. Se l’amore è un cane che viene dall’inferno. L’intervento successivo di Lazza, racconta un altro punto di vista della stessa storia, e lo rende un brano trasversale, che può arrivare a tutti.

4. Intervallo

È dedicata a mio padre. La rabbia lascia spazio alla dolcezza e all’accettazione. Un
vestito più classico, un’intensa e delicata canzone che custodisce dentro un sentimento immenso. “Ora non so dove vado di preciso, o forse non mi importa. Ma mi piace immaginarti col sorriso, che mi aspetti sulla porta”.

5. Sentimentale

Rappresenta la mia vena più rock. L’ho scritta immaginandola già nella sua resa live.
É il brano che fa saltare e scatenare le persone. Qui sono deliziosamente spudorata e sfacciata. Rappresento tutte quelle donne che si risvegliano dal torpore degli amori andati a male, indossano il loro sorriso migliore e vanno a riprendersi la serenità.

6. Carne viva

È il pezzo che ti lacera l’anima, come si evince dall’immagine del titolo.
“Stasera ascolta”: è così che si apre il ritornello. In un mondo in cui tutti non fanno altro che parlare, e parlare, e parlare – anche e soprattutto di ciò che non sanno – è sempre più raro trovare persone disposte ad ascoltare.

7. Capelli corti

È la canzone manifesto. Dà voce alla mia parte più cantautorale. Ci sono io, le mie
battaglie, i bocconi amari che ho dovuto e devo ancora buttare giù ogni giorno, come tante donne del resto. Ma il risvolto è positivo, perché adesso comprendo pienamente tutto quello che merito davvero, e non lo nascondo. Anzi, stilo proprio una lista.

8. Indaco

È una canzone d’amore “triste” ma ipnotica e profonda. Chiude il cerchio del malessere. Mette un punto sul cuore. Roma non brilla più come l’ho vista, però è tutto ok.

Bonus Track: Taxi sulla Luna

È stata una collaborazione inaspettata. Mi è arrivato il pezzo, mi è piaciuto perché potevo e volevo divertirmi. Credevo che girasse benissimo, ed in effetti ha fatto ballare per tutta l’estate e continua ancora a farlo. Ho voluto inserirlo nel disco perché ha fatto, e fa, parte del
percorso che mi ha portata oggi, qui.

Alla fine di tutto questo viaggio, resta una grande voglia di vita e rivalsa.
La voglia di uscire dal sonno profondo. Di liberarsi da un malessere e da uno stato di non accettazione.
Di cercare sempre il risvolto positivo.
Questo disco è solo l’inizio di qualcosa di nuovo. Ha risvegliato in me la voglia di cantare e scrivere ancora molte cose, che troverò il modo e il tempo di dire.

 

LE DICHIARAZIONI NELL’INCONTRO CON LA STAMPA

Emma
© Chilldays
Tracce intese come tessere di un puzzle

Sono brani completamente diversi tra loro, ma che si completano. Sembra quasi un concept album: ogni brano, anche per concetto, lo ritrovi nell’altro. Molti concetti ritornano, come in “Iniziamo dalla fine” e in “Amore cane” dove si dice, appunto, «Le cose tra di noi partono sempre dalla fine». Ci sono tanti concetti che ritornano brano dopo brano, e si completano o si continuano.

“Amore cane” è collegato a “Sentimentale”, che poi è legato a “Indaco”, tre visioni diverse di un’unica storia d’amore che si può raccontare su tre piani di lettura diversi, con tre titoli diversi: In”Amore cane” c’è una poetica, in “Sentimentale” c’è un’aggressività e anche un essere spudorata, sfacciata, in “Indaco” c’è un po’ più di morbidezza, di malinconia… quindi, tanti vestiti e tanti punti di vista diversi per parlare anche, magari, solo dello stesso argomento.

Un viaggio appena iniziato

“Souvenir” è solo la prima parte di un lungo viaggio, perché in realtà — è inutile nasconderlo — sto già lavorando al continuo. Non è che manco quattro anni e poi torno con sette canzoni: sono Emma, eh! (ride, n.d.r.) Però mi sono presa il mio tempo, volevo appunto che ogni brano avesse, innanzitutto, un’identità e un’importanza. I brani riempitivi negli album non mi convincono, non mi servono, non mi piacciono e non sono in linea con quello che sta succedendo adesso nel mondo discografico e musicale in generale: ormai si lavora brano per brano.

Perciò, tutto quello che mi resta da dire lo sto già iniziando a lavorare: non so quando uscirò, non c’è ancora un periodo prestabilito, però insomma, come ho detto prima, è inutile nascondere che sto già lavorando alla “parte due”, al continuo del viaggio.

L’esistenza di una seconda parte del racconto è figlia della possibilità di partecipare a Sanremo?

No, in realtà è un caso, anche se a livello di marketing sarebbe perfetto. Vorri ricordarvi che a Sanremo ci sono stata, in gara, giusto due anni fa, e ci sono andata per una volontà personale: mio padre era già messo abbastanza male, quindi volevo regalargli un momento di felicità. Andai in gara con “Ogni volta è così”, un brano con un messaggio importante e anche”fastidioso”, sotto certi punti di vista. E sono stata io che, volutamente, finita “Domenica in” il giorno dopo, ho fatto spegnere i riflettori, non ho fatto promo, non sono andata in giro a presentare nulla. Quella è stata una mia scelta personale perché non volevo stare in ballo: era semplicemente un regalo a papà per poi tornarmene a casa mia e dedicarmi a lui.

Quindi, ritornando alla domanda di prima, non lo so… non è assolutamente un giudizio nei confronti di chi decide di andarci più frequentemente, fanno bene: io in questo momento ho questo disco che ho partorito veramente in un tempo record, da novembre fino a fine dicembre sarò in tour per presentarlo live e quindi al momento sono semplicemente immersa nella vita di “Souvenir”.

Una nuova ricerca artistica e personale

Questo disco è il frutto anche dell’attesa, perché è vero che dopo “Fortuna” ci sono stati il Covid e tutta una serie di problematiche che non mi hanno sicuramente portata a essere produttiva, ma in realtà mi sono voluta anche prendere il mio tempo, perché volevo capirlo questo cambiamento, no? Comunque la musica è davvero ormai arrivata a cambiare ogni tre settimane: non sono per l’inseguire i cambiamenti a tutti i costi, ma sono per lo studio dei cambiamenti.

Ho capito che cosa ci stava contaminando, cosa stava arrivando dall’estero e quali erano le cose che poi, fondamentalmente, potevano essere perfettamente adattabili al mio modo di fare musica. Quindi, questo tempo me lo sono preso anche per capire dove voglio veramente andare a finire, dove voglio arrivare.

Ed è grazie a questo tempo che mi sono presa, nel quale mi sono ascoltata e ho ascoltato tanto, che poi è venuto fuori questo tipo di disco. Un disco che di cambiamenti ne sottolinea e ne evidenzia tantissimi, ma rimane comunque un disco “familiare”: tu mi riconosci, non c’è uno stravolgimento totale dell’artista solo per compiacere un momento discografico dettato da tante altre cose, ma sicuramente ho capito in che punto posizionarmi, in questo cambiamento e che cosa prendere, da questi cambiamenti. Perché non è che il cambiamento, poi, va bene per tutti.

E quindi ho lavorato tanto su me stessa, sulla mia scrittura, e il risultato è questo disco, super autobiografico, frutto di vita. 

Sulla scelta di altri colleghi di lanciare tutti i singoli contemporaneamente

Se è una loro scelta artistica, penso che vada bene così. Io sono una persona che si è sempre dichiarata molto libera nell’arte, passo a duettare da Franco Battiato a Tony Effe, e siccome io non giudico il lavoro degli altri, vorrei che anche gli altri colleghi non lo facessero con me. Quindi, non ho nessun pensiero: ogni artista credo che debba mantenere la libertà di mostrare la propria arte, di scegliere come costruirla, come meglio crede.

Perché altrimenti rischiamo di diventare tutti uguali, quindi io sono contenta quando ogni artista ha la sua cifra stilistica, perché è quello che ti rende unico e ti dà una tua identità. Altrimenti saremmo tutti artisti in serie: sai che palle!

A ogni disco, i suoi cambiamenti

Ogni mio disco ha portato sempre dei cambiamenti, non c’è mai un disco uguale a un altro, e io credo che, se uno ascolta molto bene la mia discografia, si rende conto che in ogni disco c’è sempre stato un passo in avanti o comunque qualcosa di diverso. In questo disco, la mia scrittura è diversa, la mia voce è completamente diversa, ho imparato a riconoscere che ci sono dei suoini nuovi e semplicemente, in questo arco di tempo, ho capito come usarli.

Anche nella produzione ci sono cambiamenti molto importanti a livello di sound, ma è ovvio che la mia dientità è talmente forte che comunque la ritrovi: non è che, se mi senti alla radio, dici «Chi è questa?». Senti la voce e dici «È Emma!», e quello è perché ho una identità vocale molto precisa e molto forte, ma non radicata al vecchio stile, anzi.

Una traccia più “cara” tra tutte?

Ah, questa è difficile, perché quando poi ti ritrovi che le scrivi quasi tutte tu, è veramente complicato. Però devo dire che sicuramente “Sentimentale” mi procura un piacere estremo, e secondo me dal vivo sarà pazzesca.

Il tema dei diritti delle donne e della libertà del corpo femminile

Indipendentemente dalla musica, io mi sono sempre schierata per i temi sociali che ritengo battaglie necessarie per me, per il futuro delle persone, per la sanità di vita, per tutti. Sicuramente, “Capelli corti” è un bellissimo manifesto femminista perché finalmente questa donna si guarda allo specchio, si riconosce e non le importa più di essere come la vogliono gli altri. Finalmente questa donna ha capito che dalla vita si merita tante cose, e si merita anche di essere felice, anche per le puttanate.

Quindi, le mie battaglie vanno sempre di pari passo: sono sia musicali, ma molto spesso mi sono anche esposta fuori dal contesto musicale, e non aspetto i progetti discografici per parlare di determinati temi, ma l’ho sempre fatto a prescindere dal mio lavoro. Si sa che sono una che sta molto dalla parte delle donne, che si chiami “femminismo” o meno. Io preferisco chiamarlo rispetto, coerenza e anche intelligenza. 

Il concetto di “fine” ben presente nell’album

Sicuramente nell’ultimo anno ho preso quattro lauree della vita, e ho imparato sulla mia pelle che forse le cose le vedi lucidamente solo quando finiscono. Io sono una persona sempre con poca pazienza su certe cose, a volte vorrei capire il risvolto subito, e quindi non ho mai aspettato che il cerchio si chiudesse. Adesso, la vita un po’ me l’ha imposto con tante situazioni più dure, più complicate, quindi ho capito che forse davvero le cose le vedi e le capisci più chiaramente quando finiscono, che sia una relazione, che sia la fine della vita di una persona, ma anche di te stesso.

Perciò, ho chiuso tutti i cerchi che avevo tenuto aperti e, quando ho visto la fine di tutte queste cose, ho capito che poi la fine non è la fine: è semplicemente la fine di una cosa e l’inizio di un’altra. Perché quando c’è una fine, c’è per forza un inizio, sempre. Ed è così che ho capito dove andare a cercare le risorse: dalla fine. Finisci una cosa, finiscila, portala fino in fondo, non lasciarla mai a metà anche se è doloroso. Bisogna andare a fondo nelle cose.

Un album realizzato in un anno… nonostante tutto

Questo è un momento felice e sereno, perché io ho portato a casa nel giro di un anno un album nonostante tutto. Quindi, io mi sento già figa per questo. Se poi mi si dice anche che l’album è pazzesco, allora ho vinto; è già stato un atto straordinario, perché sono entrata in studio a ottobre dell’anno scorso, mio padre era morto a settembre, e a ottobre di un anno dopo e il disco è pronto a uscire. Ce l’ho fatta.

Poi, sto continuando, e questo mi rende ancora più felice, perché pensavo di aver detto tutto, e invece ho ancora tanta di quella roba da dire… però, adesso datemi un attimo di tempo.

Su “Souvenir In Da Club”

Non sarà un vero e proprio tour, ma più che altro una promozione live, una presentazione live di questo nuovo disco. L’idea nasce da una serata romana all’Alcazar: sono andata a vedere i ragazzi che si esibivano improvvisando con una band sul palco. A me piace da morire: le serate “open mic” per me sono tutto, mi diverto tantissimo. Poi, nel pubblico hanno iniziato a riconoscermi chiedendomi di scendere, e io, che non me lo faccio ripetere due volte e non vedevo l’ora che me lo dicessero, mi sono lanciata sul palco, ho improvvisato un paio di robe e mi sono divertita.

Non avevo ansie, avevo la gente a un metro che si emozionava e che mi vedeva anche in un contesto più intimo, più umano: quando tu fai i palazzetti, i posti grandi, questi palchi altissimi, lo show, secondo me le persone sì ti amano, ma è un po’ un mettere un distacco tra il pubblico e l’artista, la star che sta sul palco.

Questo avvicinamento così totale con la gente mi ha fatto accendere la scintilla e il giorno dopo ho detto al mio team: «Signori, preparatevi a ‘sta mattata: quando esce il disco, io non aspetto mesi per pensare a un tour. Io lo voglio suonare subito live, voglio stare in mezzo alla gente, voglio stare nei locali più marci d’Italia e divertirmi con loro». 

“In Da Club” sarà appunto un modo per suonare live tutto e il disco, però in mezzo ci metterò anche delle cose che stiamo rielaborando ad hoc per questo evento, perché a me non piace mai ripetermi. Ci saranno delle sorprese e secondo me sarà molto figo, per me in primis, perché mi mancava quella parte e secondo me anche le persone lo apprezzeranno tantissimo. E poi, tutti a bere birra insieme! (ride, n.d.r.)

Il “Flagship Store” e il rapporto di Emma con il pubblico

Per me, il confronto diretto con il mio pubblico è tutto: questo evento è una cosa molto carina, e ringrazio tantissimo la Mondadori che ci ha davvero creato uno spazio tutto nostro. Ci sarà un angolo dedicato solo a “Souvenir” dove io tutti i giorni andrò a salutare le persone, chi si troverà di passaggio e chi verrà apposta per me, perché credo nelle connessioni e credo anche nella creatività di avere un contatto così diretto: io, dopo 14 anni di questo mestiere, non dico che i miei fan li conosco quasi tutti, ma quasi. E per me sono importanti le loro impressioni, ma anche il loro supporto e la loro presenza. 

E poi è bello perché in questo momento siamo davvero una community attiva, divertente e leggera, e la cosa che mi rende orgogliosa di me stessa ma soprattutto di loro è che, in questo momento social molto complicato, tutta la mia community, invece di farsi la guerra, crea un’unica squadra con le community di Annalisa, di Elodie… è bello perché, diciamocelo, perché seguirne solo una quando puoi seguirne quattro o cinque, di artiste donne? Siamo tutte diverse, facciamo robe diverse…

Sta finalmente succedendo questo cambiamento, e secondo me dipende anche da quanto un artista sproni il suo pubblico a non essere stronzo nei confronti di altri artisti: io spesso ho bloccato e bannato i miei fan perché li ho sgamati a parlar male di altri artisti. Se segui me, non puoi fare questa roba, perché non è nel mio stile e io non voglio essere seguita da chi parla male delle mie colleghe. So questo mestiere quanto costa, quanta fatica ci vuole, e quindi non accetto minimamente che si giudichi il lavoro degli altri.

“Souvenir”, un disco molto vicino alle Isole

Anche questo è un tema che ritorna tanto: è un disco molto vicino alle Isole, perché “Mezzo mondo” l’abbiamo girato in Sicilia, “Iniziamo dalla fine” l’abbiamo tutto strutturato in Sardegna. Le Isole, secondo me, hanno un’energia molto forte: io credo molto nella terra, nel mare; gli isolani vivono da generazioni circondati dal mare, sono sempre sottoposti alle intemperie, la loro stessa vita dipende dal mare, e questo mi fa pensare e mi colpisce.

Emma spiega il titolo dell’album

Quando vai a fare viaggi, le persone ti dicono sempre «Mi porti la calamita? Mi porti la tazza? Mi porti la penna?», e siccome per me questo disco è stato un vero e proprio viaggio, sia fisico che dentro di me, “Souvenir” non è altro che una raccolta di ricordi che io metto nelle mani delle persone dicendo «prendetevene cura, perché è un disco di ricordi belli brutti, forti e incisivi».

Emma: “Intervallo” come via di elaborazione del dolore

Il pezzo dedicato a mio papà l’ho scritto poco dopo la sua morte: è stato molto intenso. Fortunatamente avevo al mio fianco, nella scrittura di questa canzone, Federica Abbate e Franco126, e ovviamente anche Katoo, che ringrazierò per sempre perché mi hanno aiutato a tirar fuori questo racconto sincero e onesto di quello che ho vissuto. “Intervallo”, in particolare, soprattutto nei ritornelli, racconta, più che la morte di papà, il viaggio che ho dovuto affrontare per andare da lui, perché purtroppo quando lui se ne è andato io ero a Roma, e quando canto “E lo so da me che adesso tu sei già arrivato mentre io sono qui, neanche a metà strada” è un po’ anche una rielaborazione di un rimpianto che mi ha messo seriamente in crisi, soprattutto all’inizio. 

Perché cavolo, ero stata con lui fino al giorno prima, poi ho dovuto chiudere per forza questo lavoro a Roma: io non ci volevo andare perché un po’ forse me lo sentivo, e lui mi ha detto «No, se non vai a lavorare mi ammazzi due volte. Ricordati che nella vita ogni lasciata è persa», e io sono andata perché pensavo che lo avrei rivisto dopo 48 ore. E invece, purtroppo, non è stato così. 

Per un po’ di tempo non sono stata benissimo, non sono stata centratissima, e quindi anche parlarne, sviscerare questa cosa, vederla sotto una chiave un po’ più poetica, mi ha aiutato a tirar fuori “Intervallo”, un modo forse un po’ più dolce di pensare alla morte degli altri: non vanno via , semplicemente abbiamo intervalli diversi. Tanto poi ci ribecchiamo insieme.

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