Il libro delle soluzioni
di Michel Gondry
con Pierre Niney, Blanche Gardin, Frankie Wallach, Camille Rutherford, Françoise Lebrun
Niney è Marc, un regista, in qualche modo l’alter ego di Michel Gondry, che sappiamo essere un genio dei videoclip e di film anomali come Se mi lasci ti cancello, L’arte del sogno e Mood Indigo- La schiuma dei giorni, cioè film praticamente impossibili da rendere senza una forte carica di ironia surreale. In pratica, Il libro delle soluzioni è la narrazione dell’impossibilità di girare un film in modi coerenti: Marc è un regista ossessivo, buffo, confusionario, anarchico, che rifiuta tutte le soluzioni “normali” e riesce a tirare fuori dagli stracci anche i suoi collaboratori, che pure sono abituati alla sua attitudine a far la rivoluzione ogni cinque minuti: litiga coi produttori e va avanti per conto suo per creare l’opera assoluta, che comprende un documentario su una formica come la trasformazione della cabina di un camion in cabina di montaggio (un “camiontaggio”). È l’elogio della follia, accompagnato da un quaderno sui cui il nostro creativo segna le soluzioni prima di porsi le domande. Metodo interessante, se fai sperimentazione. Se devi finire un film, forse no. Oppure è questo il film? Attenzione, non sono follie se pur “comiche” fini a se stesse, quanto un preciso resoconto potenziale del metodo mentale di Gondry, che ci sente “triste di mattina e manipolato di pomeriggio” e considera l’interno del suo cervello l’equivalente di una soffitta di idee abbandonate. E forse la sede della depressione che l’ha allontanato dal cinema per anni. Però l’autoironia è innegabile. Più da vedere che da spiegare.
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