Il cielo brucia
di Christian Petzold
con Thomas Schubert, Paula Beer, Langston Uibel, Enno Trebs, Matthias Brandt
Mar Baltico, una casa tra il bosco e la costa. Arrivano Leon che deve lavorare a un romanzo e Felix che deve creare un portfolio fotografico. La casa è della famiglia di Felix, ed è abitata da Nadja, la cui presenza è certificata solo dai mugolii di piacere quando fa sesso con un amante misterioso in un’altra stanza. Questo fa sorridere Felix e incazzare Leon. Il misterioso amante di Nadja si rivela un nuotatore di salvataggio, Devid (non David, si usava così nella Germania Est dicono). Sarcastico e amareggiato con il mondo Leon non scrive, non nuota, non cucina, non aiuta, non partecipa e attende un verdetto dal suo editore. Un rompiscatole. Mentre la foresta è funestata da incendi, il romanzo di Leon non piace a Nadja e Leon scopre che Devid è anche amante di Felix, il cielo brucia, gli animali della foresta fuggono e il fuoco stermina case, cose, bestie e amanti. Il fuoco è la metafora dell’infelicità di Leon, ma accanto a un paio di prese di coscienza, lo aiuta a capire che scrive senza guardare il mondo, senza ascoltarsi e senza ascoltare. La metafora è lieve, l’andamento “sembra” casuale e in qualche modo, come sempre in Petzold (Il segreto del suo volto, La donna dello scrittore, Undine), quando i conti tornano un pizzico di tragico e fiabesco camminano insieme. Orso d’argento a Berlino
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