25 dicembre 1977, muore Charlie Chaplin

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attraverso l’umorismo vediamo l’irrazionale in cosa ci sembra razionale; in cosa ci sembra importante, il poco importante. E accresce il nostro senso di sopravvivenza e preserva la nostra sanità mentale”, C. Chaplin, 1889-1977

È un triste natale per il cinema, quello del 1977. Muore forse l’uomo che più di chiunque altro abbia fatto del cinema un’arte destinata realmente a tutti e, cosa ancora più importante, parla con chiarezza di cose serie come l’umanità e lo spirito usando il linguaggio comico come nessun altro.

Nasce a Londra nel 1889, figlio di attori di varietà; fa la fame, ed emigra nel 1911 nella Terra Promessa USA e lì, con i suoi film  dona speranza e gioia ad un mondo che attraverserà due guerre mondiali e la grande crisi del 1929.

Due i personaggi che lo rendono celebre: Il Vagabondo (da noi noto come Charlot) che ci mostra la semplicità della solidarietà come strumento supremo di amore tra simili, nonché ci fa ridere dell’assurda alienazione della vita in catena di montaggio (Tempi moderni, 1936) e ridicolizza la mostruosità del Nazifascismo, con quello che molti additano come il film più importante di tutti i tempi, ovvero Il Grande Dittatore (1940), talmente importante che fu bandito in Germania, nonostante Adolf Hitler ne fosse un estimatore (oltre ad essersi fatto crescere i baffi si dice proprio per somigliargli). Il discorso finale del film è un profetico capolavoro di speranza, da riascoltare ancora oggi: «le nuvole si disperdono, comincia a splendere il sole. Poi usciremo dall’oscurità verso la luce, vivremo in un mondo nuovo, in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio e della loro brutalità».

 

Altre ricorrenze

  • 1949, nasce Sissi Spacek, attrice in Carrie e La rabbia giovane
  • 1995 muore Dean Martin, attore e cantante italoamericano, uno del Ratpack

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