Prima danza, poi pensa – Scoprendo Beckett

Biografia, immaginaria e no, del premio Nobel di Aspettando Godot

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Prima danza, poi pensa- Scoprendo Beckett
di James Marsh
con Gabriel Byrne, Sandrine Bonnaire, Maxine Peake, Aidan Gillen, Bronagh Gallagher

“Prima danza. Dopo pensa. È l’ordine naturale delle cose”. L’ha detto Samuel Beckett. Se non sapete chi è non importa: nei limpidi capitoli di questa bio/fantasia scoprirete che la sua mamma era più arpia di quella di Hemingway, il che determinerà la sua plumbea produzione letteraria, che Joyce a Parigi apprezzò l’insistente ammirazione del giovane ammiratore che l’aspettava fuori dalla brasserie sotto la pioggia, alla fine anche con l’ombrello, che in casa Joyce la moglie Nora proponeva spesso gnocchi nel menù e che la figlia di Joyce, Lucia, finirà in manicomio (non solo ma anche) perché dava per scontato che il giovane Beckett se la portava a ballare poi l’avrebbe sposata. Da quello che l’anziano Beckett mormora quando vince il Nobel per la letteratura (“una catastrofe”) per poi scappare in un soffitto “mentale” a fare autocoscienza con il suo doppio, deduciamo che uno può scrivere capolavori, essere riconosciuto genio, diventare ricco e famoso, eppure trasudare infelicità a vita, diviso tra moglie e amante come un impiegato, pur oberato da ricordi interessanti (fece la Resistenza con i francesi, lui irlandese e neutrale) e da altrettanti rimorsi mentre rivoluzionava  teatro e letteratura. I titoli contano: avrebbe avuto la stessa fortuna la sua opera se Aspettando Godot si fosse chiamato Giovedì gnocchi con Joyce?

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