Zamora

Come il ragionier Vismara imparò a parare, in porta e nella vita

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Zamora
di Neri Marcorè
con Alberto Paradossi, Neri Marcorè, Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Walter Leonardi

Questa è l’avventura del ragionier Walter Vismara (Paradossi), bravo e serio figlio dei suoi genitori, che dalla provincia degli anni Sessanta si trasferisce a Milano in un’azienda dove il padrone è fanatico  di “folbell” (pronuncia milanese di football) per cui ogni impiegato è di fatto arruolato in una squadra: o scapoli o ammogliati. Walter,  più veloce dei concorrenti di Mike Bongiorno, e amante del cinema impegnato, ma anche idealista, moralista e poco abituato alla vita reale,  è costretto a fingersi  portiere. Un disastro. Da qui il soprannome sarcastico di Zamora (mitico portiere che parava i rigori). Come provvedere? Prendendo lezioni da Cavazzoni (Marcorè), portiere decaduto per ragioni di cuore e di alcool. Marcorè è un cuore gentile, e la sua prima regia è un racconto gentile con la giusta dose di sentimento, memoria e rabbia: un mix tra Ermanno Olmi, Pupi Avati e l’universo di Fantozzi, una milano di ragionieri con la seicento, la nebbia, le impiegate pettinate come in Carosello, i bauscia con la spider, i bar e la tv in bianco e nero. È la storia di un’apertura alla vita, viene in parte dal romanzo del giornalista sportivo Roberto Perrone e sembra un panettone con tanti comici  al posto delle uvette.  Gradevole.

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