Riccardo Corso racconta “Electric Vibe”, il suo primo EP strumentale

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riccardo Corso - electric vibe

Lo scorso 30 marzo è stato distribuito nei negozi e nelle piattaforme digitali Electric Vibe, l’EP d’esordio di Riccardo Corso, chitarrista italiano e turnista sia live che in studio, oltre che produttore musicale.
L’EP è prodotto dallo stesso Riccardo insieme a Rudy Pusateri ed è stato pubblicato da Geko Zingar con edizioni Zingar Music e Geko Muzic.

Riccardo Corso nasce a Milano nel 1972 e cresce in Sicilia. Oggi ha 51 anni, di cui circa 40 vissuti intensamente nella musica.
Si innamora da piccolissimo della chitarra e, all’età di 8 anni, inizia a studiare da autodidatta. Da sempre ama comporre e, fin dagli esordi, manifesta una prolifica creatività musicale che, evolvendosi, lo porta a registrare una moltitudine di idee ed a collaborare con numerosi artisti della scena italiana come arrangiatore, collaboratore artistico e turnista, oltre che compositore di colonne sonore.

Electric Vibe è il primo album da solista di Riccardo Corso, in cui si spazia dal rock energetico con sfumature fusion, ad intense ballads dai tratti filmici.
Per ogni brano dell’EP è stato realizzato un videoclip, che potete trovare qui.
Di tutto questo, e molto altro, abbiamo parlato con lui nella nostra intervista.

Come hai scoperto la chitarra?

Il mio interesse per la musica è nato da piccolo: ho avuto la fortuna di essere circondato da dischi meravigliosi, dato che sia mio padre che mia madre erano ottimi ascoltatori. In casa si ascoltava dalla musica cantautorale francese ai Beatles e Rolling Stones, dal pop italiano alla musica classica, fino alla musica etnica e giapponese. Quindi, fin da piccolo, ero abituato ad ascoltare proprio di tutto.

Gli esordi come chitarrista sono stati totalmente casuali, ed è iniziato tutto quando ho avuto in regalo una chitarra classica per la mia prima comunione.
Mi ricordo che accendevo la radio e da solo cercavo di ricopiare le linee di basso delle canzoni, ad orecchio.
L’evoluzione ci fu con l’ingresso nella nostra famiglia di uno zio che mi regalò due chitarre elettriche.

E da lì è partito tutto…

Inizio a suonare lo strumento da autodidatta, studiando moltissime ore al giorno e creando tanta musica con un registratore multitraccia a cassette. Così, dopo un anno e mezzo, faccio il mio primo concerto, con brani strumentali creati da me.
Ho vissuto in Sicilia dai 6 anni fino ai 20, quindi i miei esordi sono stati lì.
Dopo gli inizi da autodidatta ho proseguito gli studi, privatamente, sia della chitarra che della musica.
Ho studiato armonia funzionale e chitarra con un chitarrista classico, ma soprattutto è stato di vitale importanza lo studio della musica, quindi del solfeggio e dell’armonia, con il Maestro Pericle Odierna. A lui devo davvero tanto, ed insieme abbiamo anche collaborato a diverse colonne sonore.

Poi dalla Sicilia sei arrivato a Milano…

A Milano ho vissuto tre anni bellissimi. Era la metà degli anni ’90, nel milanese e nella bergamasca c’era una grandissima richiesta di musica live, e di conseguenza c’era una quantità enorme di band che facevano cover. Lì ho iniziato a farmi le ossa.
Contrariamente a quanto facevo in Sicilia, dove partecipavo a festival rock in cui ognuno suonava la propria musica, a Milano ho imparato il mestiere. Le tante serate nei locali in cui dovevo replicare i suoni e le parti scritte da altri, mi hanno portato a pormi in una maniera più professionale.
Se in Sicilia ho sviluppato la mia parte prettamente artistica, una volta arrivato a Milano ho imparato ad affinare anche il mio lato professionale, alternando la mia attività di dimostratore in un importante negozio di strumenti musicali a quella di musicista in alcune cover band della zona.

Parallelamente a questo hai continuato a scrivere la tua musica?

Certo, sono comunque sempre rimasto un creativo: ho sempre prodotto musica, arrangiato e creato miei brani musicali.
Spesso e volentieri, però, la mia creatività la rivolgevo agli artisti con cui ho collaborato, mettendo le mie idee musicali al loro servizio: da Pier Cortese a Simone Cristicchi, fino a Marco Conidi e l’Orchestraccia (di cui ho prodotto il primissimo disco).
Come turnista ho suonato con Paola Turci, Fabio Concato, Valerio Aprea, Mannarino e registrato un’infinità di chitarre per la trasmissione Amici.

Alcune volte, infine, i miei lavori sono finiti dentro colonne sonore, come nel caso di Cose dell’altro mondo, film di Francesco Patierno. Simone Cristicchi figura come autore della colonna sonora, ma insieme a lui ci siamo io ed il maestro Pericle Odierna.
Oltre ad aver composto la sigla di Sky Arte, molte delle nostre musiche sono state utilizzate da trasmissioni Rai, come Sereno variabile e Linea blu.

E oggi, dopo che per decenni hai messo la tua chitarra al servizio degli altri, finalmente esce Electric Vibe, il tuo primo EP come solista. Come mai solo adesso?

È una domanda che non ha una risposta altrettanto semplice ed immediata.
Si tratta di un percorso, e non è mai facile maturare l’idea di fare un disco strumentale.
Negli anni ho sempre impiegato la mia arte nel pop, scegliendo soprattutto cosa non fare, mettendo la mia chitarra al servizio della canzone.
Ho sempre desiderato, però, far sentire il mio personale “canto” e, non essendo un cantante, devo farlo attraverso il mio strumento. Da qui ho cominciato di nuovo a vedere la chitarra come la vedevo quando ero ragazzo, come una “voce” principale.

Dopo tanto tempo e tante collaborazioni, ho voluto dare di nuovo alla chitarra il ruolo di protagonista, e sono riuscito a prendermi il mio spazio quando ho avuto il tempo farlo, ovvero durante la pandemia.
In quei mesi passavo ore e ore online come insegnante, però non potendo suonare dal vivo ovviamente mi rimaneva anche del tempo libero per sviluppare i provini che avevo, e da lì sono nati i primi brani.
La gestazione del disco è durata circa un anno e mezzo, e in totale sono voluti tre anni per arrivare alla pubblicazione.

Ascoltando l’EP si riconosce il tuo stile personale, così come dei richiami allo stile di chitarristi storici. A chi ti ispiri, e chi ti ha influenzato maggiormente durante la carriera?

Forse qui si trova anche un’ulteriore risposta alla domanda di prima: magari serviva tutto questo tempo per maturare il mio stile. Per me è importante che sia riconoscibile la mia cifra stilistica, che riguarda il timbro e la composizione.
Queste canzoni, inoltre, penso che potrebbero piacere non solo agli appassionati di chitarra, perchè hanno una loro “cantabilità”, una melodia sempre riconoscibile. Questo era l’intento di questo album, e per me è una cosa estremamente importante esserci riuscito.

Naturalmente nei miei ascolti ci sono una moltitudine di chitarristi: ho 51 anni e ascolto musica da quando ne avevo 3-4. Ho spaziato dalle canzoni di Lucio Battisti fino ai più grandi guitar heroes, e l’elenco di musicisti che mi hanno influenzato è davvero lungo.
Per fare qualche nome: Pat Metheny, Andy Timmons, Steve Vai, Joe Satriani, Yngwie Malmsteen.
Sono un figlio degli anni ’80, quindi la mia passione per la chitarra è arrivata in quel decennio in cui questo strumento era protagonista della musica.
Non posso non citare anche Kee Marcello degli Europe, Santana, John Scofield, Scott Henderson, Frank Gambale, Stevie Ray Vaughan, Robben Ford, David Gilmour.
Tutti chitarristi che ho ascoltato alla follia, che hanno un grande senso melodico e compositivo, e che di conseguenza hanno segnato anche il mio percorso didattico.

Andando oltre i guitar heroes, tra i miei artisti preferiti c’è Joni Mitchell, cantautrice americana che suona la chitarra in un modo stupendo.

Per Electric Vibe hanno collaborato con te grandi musicisti, tra cui due mostri sacri come Virgil Donati e Jimmy Johnson in Rise Up. Com’è nata questa collaborazione?

La collaborazione con Virgil Donati e Jimmy Johnson mi riempie di orgoglio, soprattutto dal punto di vista compositivo, perchè musicisti come loro sono letteralmente irraggiungibili.
Donati è la punta di diamante del drumming mondiale, soprattutto per quello che riguarda la poliritmia applicata allo strumento, mentre Jimmy Johnson è uno dei turnisti più richiesti in assoluto.

Quando Donati ha sentito il provino di Rise Up, tramite un amico comune, la sua risposta è stata “wow, mi piace”, senza che io gli chidessi nulla. Che ad una persona e ad un musicista di questo calibro possa piacere la mia musica, è la soddisfazione più grande che ho avuto nella mia vita.
E da lì è stato proprio Donati ad esporsi in prima persona coinvolgendo Jimmy Johnson, che in quel momento era in tour con James Taylor, a suonare il basso.
Per me avere due musicisti del genere è stato un sogno diventato realtà, oltre che un grande atto di stima nei confronti della mia musica.
Pensare poi, che oltre ad aver suonato sul brano, siano stati disponibili a registrare un video è stato un regalo grandissimo.

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Tra gli altri nomi che hanno partecipato ci sono Francesco Isola, Paolo Fabbrocino e Valter Sacripanti alla batteria, Francesco Liuzzo, Marco Siniscalco, Alex Lofoco e Andrea Rosatelli al basso. Come mai hai scelto proprio loro?

Le collaborazioni con questi altri grandi musicisti nascono da un’amicizia e una condivisione che c’è stata negli anni.
Con Andrea Rosatelli e Valter Sacripanti abbiamo suonato una vita al fianco di Simone Cristicchi, e sono due musicisti meravigliosi.
Marco Siniscalco è una celebrità del basso elettrico italiano, ha uno stile ed una preparazione musicale incredibile, è uno dei musicisti che stimo di più in assoluto. Con lui ho appena finito di condividere una trasmissione in Rai, La TV fa 70, che ha visto la direzione musicale del Maestro Maurizio Filardo, che ci tengo a ringraziare.
Paolo Fabbrocino è mio fratello di palco e di vita da 30 anni, ed è stato uno dei primi che si è prestato ad offrire la sua arte per il mio album.
Anche Francesco Isola è un batterista incredibile che ha collaborazioni con chiunque in Italia, Alex Lofoco è un immenso talento del basso elettrico ormai famosissimo nel mondo, e ultimo ma non ultimo, Francesco Luzzio, un bassista incredibile per bravura e preparazione.

Ogni collaborazione, quindi, è nata in maniera totalmente naturale. Ad ognuno di loro ho detto “questo è il provino: sii te stesso e suona come ti senti di suonare”.
Tutti hanno suonato in maniera spontanea ed hanno dato un qualcosa, senza alcun intervento da parte mia, perchè a dei professionisti talmente bravi non c’è bisogno di dare nessuna indicazione.
Davvero non ho parole per esprimere la mia gratitudine a tutti questi musicisti, che hanno portato un grande valore aggiunto ai miei brani.

In più vorrei citare il mio fratello di genitori diversi, ovvero Rudy Pusateri, grandissimo musicista e sound engineer, che oltre ad essere insieme a me il coproduttore dell’EP, ha curato maniacalmente il mix.

Primo disco da solista dopo 40 anni di carriera. Lo consideri un punto di partenza o di arrivo? E cosa succederà prossimamente?

Considero Electric Vibe un ottimo punto di arrivo per quel che riguarda l’aver potuto portare alla realtà quello che era un mio sogno.
Allo stesso tempo, però, è prima di tutto un punto di partenza: siccome averlo fatto mi ha dato una gioia infinita, sono sicuro che ci saranno delle altre novità a riguardo.
In futuro, quindi, continuerò a registrare la mia musica strumentale, e parallelamente a svolgere la mia carriera da turnista, session man e compositore.
Ma siccome Electric Vibe è un EP, già questo prevede che ci sia un seguito…

Per chiudere… Qual è stata una delle tue più grandi soddisfazioni professionali?

C’è un aneddoto che riguarda l’ultima colonna sonora realizzata dal Maestro Pericle Odierna, in cui ho suonato le chitarre. È stata fatta per il film Picciridda, tratto da una storia scritta da Catena Fiorello (sorella di Rosario, ndr), ed ha vinto il Globo D’Oro.
A detta del Maestro Odierna, al Taormina Film Festival, Oliver Stone si è alzato e ha detto “questa colonna sonora è meravigliosa, le chitarre mi hanno portato alle lacrime”.
Quindi ogni volta Pericle mi ricorda: “Riccardo, hai fatto piangere Oliver Stone”.
Ovviamente questo non lo dico per autocelebrarmi, non è nel mio essere. Lo faccio per sottolineare quanto questo lavoro a volte ti sa regalare delle sorprese e delle gioie davvero inaspettate.

Questa la tracklist di Electric Vibe, l’EP di Riccardo Corso

1. Rise Up (con Virgil Donati e Jimmy Johnson)
2. The Moon (con Paolo Fabbrocino e Francesco Luzzio)
3. Not For Me (con Francesco Isola e Marco Siniscalco)
4. Oriental (con Francesco Isola e Alex Lofoco)
5. Song For Mino (Nothing Really Ends) (con Valter Sacripanti e Andrea Rosatelli)

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