L’undici agosto del 2014 arrivano le prime notizie sulla morte di Robin Williams. Qualche giorno dopo si comincia a parlare di depressione e suicidio. Per chiunque amava l’attore, per chiunque amava il cinema sembrava impossibile.
Quell’uomo che ci aveva fatto tanto ridere con Mork & Mindy, Mrs Doubtfire o Jumanji. Quello che aveva interpretato personaggi che amavano la vita e che davano speranza come il professor Keating ne L’attimo fuggente o il dr. Maguire in Will Hunting – Genio ribelle. Come era possibile?
Poco tempo dopo la vedova, Susan Schneider, dichiarò che l’attore soffriva di una patologia neurodegenerativa che tra i sintomi aveva ansia, depressione e insicurezza, la demenza a corpi di Lewy. Però non fece molta differenza. L’amico Robin era andato via.
Quelli che lo conoscevano o che avevano lavorato con lui hanno spesso messo in evidenza il suo continuo parlare a raffica sul palco o nelle pause tra un ciak e l’altro nei film che si alternava ai lunghi silenzi nel camerino prima di andare in scena o in momenti di estrema calma quando era da solo. L’attore Steve Martin, che ha lavorato con lui a teatro, disse che sul palco era sé stesso, ma nella vita di tutti i giorni recitava.
Il giovane Robin
Il piccolo Robin aveva una collezione di duemila soldatini e come tutti i bambini creava avventure immaginarie dando a ognuno di loro una voce diversa. Questa sua genialità lo fece diventare un funambolo della voce e gli diede una capacità di improvvisazione che lo portò a fare i primi passi in teatro.
Il suo talento comico venne del tutto spontaneo e tutti capirono che faceva parte della sua natura. Iniziò l’università, ma fu proprio la sua voglia di recitare che lo portò lontano dalle aule scolastiche; nonostante questo è stato uno degli attori che ha portato più volte dei laureati sullo schermo: professore di letteratura ne L’attimo fuggente (1989), neurologo in Risvegli (1990), docente di storia medioevale ne La leggenda del re pescatore (1991), psicologo in Will Hunting – Genio ribelle, medico in Patch Adams e in altri ruoli ancora.
L’uovo che arriva da Ork
Se c’era un uomo che sembrava arrivare da un altro pianeta era proprio lui e forse non è un caso che venne notato da una addetta dei casting della serie Happy Days mentre si esibiva in strada. Il produttore era scettico, ma quando l’incontrò si convinse che era l’attore giusto per le due puntate in cui appariva l’alieno Mork in Happy Days. Era il 1978 e durante le riprese di una serie tv si usava davvero il pubblico sul set e per la prima performance di Robin Williams ben 300 persone si alzarono in piedi per applaudirlo.
Fu naturale che quel personaggio meritasse una serie tutta sua e nacque così la sitcom fanta/comedy Mork & Mindy. All’alieno che arriva su un’astronave a forma di uovo dal pianeta Ork, interpretato da Robin, venne affiancato il personaggio femminile di Mindy, interpretato da Pam Dawber, che insegna a Mork i comportamenti umani condividendo un appartamento. Le situazioni che si vengono creare sono fantasiose ed esilaranti, grazie proprio alle molteplici improvvisazioni di Robin che inventa ad ogni puntata battute non previste in sceneggiatura.
La sua personalità contagia tutti e per la prima volta viene aggiunta una quarta telecamera per seguire solo i movimenti di Mork. Fino ad allora per le sitcom e drammi Tv si usavano solo tre telecamere. La serie è un successo mondiale grazie a Robin e all’alchimia che nasce con la partner Pam Dawber, che ritroverà più di trent’anni dopo in una puntata delle serie The Crazy Ones. Con il successo però arrivano altri problemi.
Gli amici
Quando sei famoso arrivano i fan, i party, le notti balorde e la cocaina. Dopo nottate passate ovunque Robin si presentava sul set di Mork & Mindy distrutto, ma sempre comunque in grado di lavorare. I suoi nuovi amici erano persone molto famose e tra loro c’erano Robert De Niro e John Belushi, compagni di bevute e sballi.
De Niro e Robin il 5 marzo 1982, dopo essersi incontrati nell’esclusiva discoteca On the Rox, sul Sunset Strip, decisero di raggiungere il bungalow di John Belushi allo Chateau Marmont e lo trovarono completamente strafatto. Alcol e droghe non mancavano, ma dopo aver cercato di convincere Belushi ad uscire da lì se ne andarono in un altro locale. Poche ore dopo Belushi morì a 33 anni per una dose di speedball, mix di eroina e cocaina, e Williams venne a saperlo proprio dall’amica Pam Dawber il mattino dopo sul set.
Robin capì che una cosa del genere non doveva succedere anche a lui e decise di tornare lucido, evitando ogni tipo di droga. Si trasferì a San Francisco con la moglie Valerie Velardi con cui ebbe il primo figlio Zackary, che al battesimo ebbe un padrino d’eccezione, Christopher (Superman) Reeve.
Robin e Reeve erano amici dai tempi della scuola di recitazione Julliard e condivisero molti momenti insieme. Quando Reeve ebbe l’incidente a cavallo che lo rese tetraplegico fu proprio l’amico di sempre a contribuire alle spese mediche. Quello che per molti è ancora l’unico vero Superman morì il 10 ottobre 2004.
L’esordio al cinema
Il primo ruolo importante per il grande schermo arriva nel 1980 con Popeye – Braccio di Ferro. Probabilmente proprio perché il grande regista Robert Altman non era la persona più adatta a dirigerlo, il film non ebbe molto successo, ma l’interpretazione di Robin fu considerata all’altezza e venne chiamato per altri ruoli importanti: Il mondo secondo Garp (1982) con Glen Close, il bellissimo Mosca a New York (1984) di Paul Mazurski o Tempi migliori (1986) con Kurt Russell.
Il successo sul grande schermo
Il grande successo arriva solo nel 1987 con Good Morning, Vietnam, dove Robin interpreta Adrien Cronauer, un disc jockey realmente esistito che lavorò nella radio delle truppe americane durante la guerra del Vietnam a Saigon. Il regista Barry Levinson lascia moltissima mano libera a Robin che si cimenta in continue imitazioni per interpretare decine di personaggi davanti al microfono. Un lavoro eccezionale che trovava le basi proprio sulla sua passione d’infanzia di dar voci diverse ai soldatini che collezionava. Per molti è la migliore interpretazione di Robin. Ottiene così la sua prima nomination agli Oscar.
Da Good Morning, Vietnam in poi è tutto in salita. Robin interpreta una serie di film rimasti nella storia proprio grazie a lui. Mai niente di veramente comico, ma commedie e drammi bellissimi come L’attimo fuggente (1989) di Peter Weir. Il ruolo del professor Keating, che alla fine degli anni ‘50 viene trasferito in un rigido college nel Vermont, è diverso da tutto quello che aveva fatto precedentemente, ma riesce a costruire un personaggio indimenticabile della storia del cinema.
Chissà quante persone uscite dal cinema dopo la visione del film hanno desiderato un professore come quello interpretato da Robin, che grazie alla poesia insegna l’arte del vivere ai suoi giovani studenti. L’attimo fuggente diventa un classico e arriva un’altra nomination agli Oscar.
L’Oscar
Poi si susseguono commedie riuscitissime come Cadillac Man – Mister occasionissima (1990) e drammi come Risvegli (1990) insieme all’amico Robert De Niro. Ci sono poi lo strano e bellissimo miscuglio di dramma, commedia e fantasy de La leggenda del re pescatore (1991) di Terry Gilliam, dove riceve ancora una nomination, e l’azzeccato ruolo di Peter Pan in Hook – Capitan Uncino (1991) di Steven Spielberg.
Nel 1993 interpreta e produce un altro film che tutti ricordiamo con affetto per la particolare empatia del suo personaggio che pur di stare vicino ai figli, dopo la separazione dalla moglie, si traveste da tata tuttofare, Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre. Il film è stato uno dei maggiori incassi della 20th Century Fox, è pieno di scene esilaranti e riesce comunque ad affrontare con il giusto equilibrio il tema della separazione e dell’effetto che può avere su un’intera famiglia.
Poi Jumanji (1995), Piume di struzzo (1996), remake americano de Il vizietto, un piccolo ruolo in Harry a pezzi (1997) di Woody Allen, Flubber – Un professore fra le nuvole (1997) e Will Hunting – Genio ribelle (1997), nel ruolo del tormentato psicologo che aiuta un altrettanto problematico e geniale Will Hunting, interpretato da Matt Damon, a non autodistruggersi. Robin vince finalmente l’Oscar come miglior attore non protagonista e insieme a lui vincono anche Matt Damon e Ben Affleck per la miglior sceneggiatura.
Sono ancora tantissimi i successi e i ruoli veramente perfetti per la sua personalità in particolare Patch Adams (1998) e L’uomo bicentenario (1999). Con una media di due film all’anno Robin si cimenta anche in due difficili parti da psicopatico in One Hour Photo (2002) e Insonnia (2002), sotto la direzione di Christopher Nolan e con Al Pacino.
I film non fatti
Ci sono poi una serie di personaggi non andati in porto come quello di Jack Torrance in Shining: lo stesso Kubrick pensò a lui, ma poi preferì Jack Nicholson, che si aggiudicò anche la parte del Joker nel primo Batman di Tim Burton, a cui Robin teneva particolarmente. Per Batman Forever si era invece pensato a lui per il ruolo dell’Enigmista, ma venne scelto Jim Carrey, così come di nuovo per il Joker venne scelto Heath Ledger ne Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan. Il lavoro per il cinema e per la tv continua incessante e tornano i problemi di depressione e alcol.
Stand-up comedy
Quello che però era il vero Robin lo si vedeva durante i suoi spettacoli teatrali, senza imposizioni da produttori o da network tv. Sul palco affrontava anche sé stesso, la droga, il bere, la società, la religione e la politica. Oltre a grandi teatri e lunghe tournée c’erano delle famose maratone tv benefiche, Comic Relief, insieme a Whoopi Goldberg e Billy Crystal, e i piccoli spettacoli comici, fatti magari a sorpresa nei locali della sua San Francisco.
Celebre poi il suo primo inarrestabile show al Metropolitan Opera House di New York davanti a 3800 persone. Il suo manager David Steinberg dichiarò che non esistevano attori come Robin. Tutti prima di un qualunque spettacolo preparavano e ripassavano un certo numero di battute, Robin era capace di andare avanti anche due ore senza sosta, con improvvisazioni inaspettate ogni sera. Un talento unico.
La vita privata
Robin si è sposato tre volte. Nel 1978 con Valerie Velardi, da cui ha avuto il figlio Zachary. Poi con Marsha Garces, ex babysitter di Zachary, da cui sono nati Zelda e Cody Alan. Nel 2011 il terzo matrimonio fu con Susan Schneider, rimasta con lui fino alla fine.
Il 12 agosto 2014 Robin venne cremato e le sue ceneri sono state sparse nella baia di San Francisco.
Sono passati 10 anni e il mondo senza Robin è diventato davvero più triste.