Hanami di Denise Fernandes Eami di Paz Encina
di Gabriele Eschenazi
Ci sono luoghi nel mondo dove tutti vorrebbero andare a vivere, altri dai quali tutti vorrebbero scappare. Uno di questi è l’isola vulcanica di Fogo, parte dell’arcipelago di Capo Verde. Qui vive Nana, la protagonista del film Hanami della regista capoverdiana Denise Fernandes (sezione Cineasti del Presente).
Abbandonata dalla mamma Nia fin dalla nascita, Nana cresce vedendo andar via le persone più care. Ma più persone se ne vanno e più lei vuole rimanere. Il luogo è per lei dotato di una bellezza fugace come quella dei fiori di ciliegio in Giappone celebrati appunto dalla cerimonia Hanami, che dà il titolo al film. Nemmeno la mamma che torna a trovarla quando lei è ormai adolescente riesce a convincerla ad andarsene. I dolci di cocco che vende in una piccola panetteria hanno per lei il sapore dell’isola e li offre a sua mamma con tono assertivo: «Non è necessario pagarli», le dice. Le immagini ci restituiscono un paesaggio poetico, suggestivo, molto diverso da quello turistico dell’arcipelago. Non piove mai, la natura è brulla e il vulcano al centro è forse minaccioso, ma alla fine gli abitanti da soli possono dare o togliere valore a un luogo. Per analogia da Hanami ci possiamo spostare su Eami, della paraguayana Paz Encina (sezione Open Doors) che racconta di un popolo costretto dai coloni ad abbandonare le proprie terre per diventare sfollati, «coñones» nella loro lingua.
Teatro degli eventi è la regione paraguayana del Chaco, il territorio con il più alto tasso di deforestazione del mondo: 25mila ettari di foresta al mese, 841al giorno, 34 all’ora. La foresta sopravvive a malapena e questo grazie a una riserva che la tribù indio degli Ayoreo-Totobiegosode ha ottenuto legalmente. La chiamano Chaidi, un luogo ancestrale che fa parte della loro cultura. Prima di stabilirsi qui hanno vissuto il trauma dell’abbandono di un territorio e di una guerra. Il loro racconto arriva allo spettatore attraverso il punto di vista di Eami, una bambina di cinque anni, i cui genitori sono stati uccisi dai coloni bianchi. La sua missione è quella di liberare il proprio popolo dal male, cioè le forze coloniali, che hanno destinato la loro terra al lucroso allevamento del bestiame.
di Gabriele Eschenazi