Nonostante
di Valerio Mastandrea
I vivi i morti e i comatosi all’italiana hanno aperto la sezione Orizzonti. Mastandrea vagola come un perdigiorno in ospedale e quando ti stupisci di tanta libertà di movimento scopri che il suo corpo è in coma e la sua anima, in attesa di tornare nel corpo o di andare dall’altra parte, ammazza il tempo con altri comatosi tra routine, ansia, noia e ricordi del mondo. Fino a che non arriva una comatosa combattiva che prima di capire la situazione dà del guardone al povero protagonista e poi lo fa innamorare. Il tema, coma a parte, è proprio l’amore. Cioè come un nuovo amore in una situazione inattesa può sconvolgere la vita (o il simulacro della vita o un’altra cosa ancora che ci sfugge ma ci turba). Una storia d’amore tra entità sul limite della sparizione (che torni al mondo o te ne vai, per l’altro sparisci) è una bella scommessa. Mastandrea, forte di frequentazioni di ospedali e anime erranti (La linea verticale e Il primo giorno della mia vita) si muove nel territorio ambiguo del fantastico all’italiana ma la sua sua comicità surreale, la tenerezza e lo stupore che ci mette, in recitazione e in regia, rende le metafore convincenti nella loro malinconia. Soprattutto quella della chiamata finale. E il titolo? Pensando al padre morto e a una poesia di Angelo Maria Ripellino