Fabio Poli presenta il nuovo singolo “Settembre”: intervista e videoclip

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fabio poli - settembre

Da oggi è disponibile il nuovo singolo del cantautore veneziano Fabio Poli intitolato Settembre. Una rock ballad dal sapore nostalgico che prende spunto proprio dal mese che segna la fine dell’estate, per lasciarsi sopraffare da ricordi di amori giovanili puri e felici svaniti nel nulla e irripetibili.

Settembre è disponibile negli store digitali ed è accompagnata da un videoclip che vede la regia di Sara Banzato, girato a Cavallino Treporti (VE), e che potete vedere in fondo all’articolo.

Un nuovo singolo, primo di una serie di canzoni che verranno rilasciate con la stessa modalità, dato che al momento non è prevista la pubblicazione di un album.
Di questo, della nascita di Settembre e della collaborazione col chitarrista Paolo Zambon, che ha portato alla realizzazione di questo brano, abbiamo parlato direttamente con Fabio Poli nella nostra intervista.

Gli strumenti “suonati” sono limitati a chitarre e basso, mentre anche la batteria è elettronica, e richiama un sound un po’ anni ’80, se vogliamo a quella velata malinconia di alcuni brani di Luca Carboni, soprattutto nel bridge. È una scelta precisa il richiamo a quel tipo di cantautorato?

Ci sono oltre una ventina di tracce di chitarre tra acustiche ed elettriche che si sovrappongono in Settembre, suonate da me e Paolo, per cui, abbiamo optato per mettere questo strumento al centro di tutto limitando quindi il resto. Abbiamo pensato ad una prima parte più elettronica e ad una seconda parte più “umana”, che però si legasse a livello di feeling.
Luca Carboni è sicuramente un grosso riferimento per questa canzone, e ti direi anche, a sorpresa, un po’ di Police nel riff iniziale, anche se il contesto musicale è chiaramente diverso.
E poi, anche solo per la durata che supera i quattro minuti ed il lungo assolo finale, abbiamo scelto di fregarcene degli standard attuali.

Il testo di Settembre parla di un incontro finto-casuale cercato da un ragazzo col rimpianto del vecchio amore. Da dove nasce l’idea?

Sicuramente la scrittura di Mogol del periodo battistiano, in canzoni come Fiori rosa, fiori di pesco, mi ha ispirato nel far camminare il protagonista verso l’abitazione della ragazza.
Me lo sono immaginato sotto ai portici di una città universitaria come Padova o Bologna che fa finta di passare per caso e la incontra sotto le scale di casa.
Poi sempre da Mogol, ho preso spunto dalla figura dell’arlecchino citato in Amore caro, amore bello, per evidenziare l’inconsistenza del dialogo, un mix di scuse e ovvietà che gli fanno prendere coscienza della stupidità del gesto, ma del resto, l’adolescenza è il periodo in cui siamo più puri e senza difese, per cui, questo incontro se non servirà per recuperare un amore perduto sortirà l’effetto di farlo crescere e maturare.

La canzone finisce senza dirci cosa succede poi, se le speranze di lui si avverano oppure il rimpianto continuerà a rimanere tale…

Ho voluto che la narrazione venisse conclusa dall’assolo di chitarra. Anche questa, forse, una cosa fuori moda, ma io credo che, sentendo quel fraseggio musicale, si percepisca meglio di qualsiasi testo il subbuglio interiore del protagonista che se ne torna a casa pieno di dubbi e di pensieri da elaborare.

Parlando proprio degli standad attuali, questo singolo è il primo di una serie di uscite ravvicinate. Pensi che in un mondo frenetico che ha contagiato anche l’industria musicale non ci sia più lo spazio o la dovuta attenzione per ascoltare un intero album di canzoni nuove dall’inizio alla fine?

Esattamente. Ho sofferto molto, negli album precedenti, il fatto di riuscire a valorizzare tre/quattro canzoni al massimo, perché quando decidiamo di pubblicare un brano, lo lavoriamo in maniera così meticolosa come se fosse sempre un singolo. Per cui, al momento, la scelta migliore mi pare quella di fare un pezzo alla volta, curandolo in tutti i dettagli. Magari a posteriori li inseriremo tutti in un disco, come si faceva negli anni sessanta.

Nella canzone troviamo alla chitarra Paolo Zambon, storico musicista veneto. Com’è nata questa collaborazione?

Ho un grosso debito di riconoscenza con Paolo, che ho conosciuto nei primissimi anni novanta durante una festa in un locale dove mi ero portato la chitarra. Lui era là e mi chiese se poteva fare un pezzo. Io guardandolo, vestito un po’ da impiegato, camicia e maglioncino, con gli occhiali e i capelli perfettamente tagliati, pensavo che suonasse qualcosa tipo La canzone del sole, e invece partí con uno strumentale di Joe Satriani suonato in maniera impeccabile. Il giorno dopo ero a casa sua a farmi spiegare i trucchi del mestiere (che non c’erano!).
Penso che lui sia un esempio dell’altissima qualità dei musicisti che giravano in Veneto in quel periodo. Infatti, quando c’è stata l’occasione di fare dei dischi, fin dalla prima nota di Voglio fare il papaboy, l’ho sempre voluto al mio fianco.
C’è una canzone, Essere Mauro Repetto, dove uno tra i più importanti chitarristi italiani, di cui, per rispetto non ti faccio il nome, si offrí di suonare il solo, ma preferii rinunciare, tenendo il solo di Paolo perché il suo approccio musicale è diventato un mio marchio di fabbrica che, in qualche modo, mi caratterizza e mi differenzia dagli altri.
Questa volta lui è stato il propulsore, anche artistico, per la produzione di questa canzone, in quanto mi ha letteralmente massacrato con decine di idee di arrangiamento, finché mi ha fatto tornare la voglia e mi sono convinto a buttarmi nella produzione di cose nuove.
Stiamo lavorando su tantissime canzoni che usciranno nei prossimi mesi.

Il videoclip di Settembre, il nuovo singolo di Fabio Poli

Andrea Giovannetti
Nato a Roma nel 1984, ma vivo a Venezia per lavoro. Musicista e cantante per passione e per diletto, completamente autodidatta, mi rilasso suonando la chitarra e la batteria. Nel tempo libero ascolto tanta musica e cerco di vedere quanti più concerti possibili, perchè sono convinto che la musica dal vivo abbia tutto un altro sapore. Mi piace viaggiare, e per dirla con le parole di Nietzsche (che dice? boh!): "Senza musica la vita sarebbe un errore".

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