Moschettieri del re – La penultima missione

I tre moschettieri alla maniera del cinema italiano

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Moschettieri del re – La penultima missione
di Giovanni Veronesi
con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Sergio Rubini, Rocco Papaleo, Margherita Buy.

Voto: insomma

D’Artagnan Favino parla un grammelot francese (perché è guascone?) e puzza perché fa il maialaro (gag: tutti i suoi cavalli scappano), Athos Papaleo parla lucano ed è bisex, Aramis Rubini parla pugliese e ovviamente lo vanno a prendere in convento e Porthos Mastandrea ha perso chili e preso più malinconia e depressione di tutti: si fa di laudano e ha anche dimenticato come si pronuncia. Questo è interessante, ma il film mica è suo e bisogna andare avanti. Devono salvare la regina Buy e il suo foruncoloso re bambino (che sarà il Re Sole) dalle trame di Mazzarino che stermina gli ugonotti (battutona: agnolotti). Dovrebbe essere una meditazione sulla vecchiaia dei moschettieri (tutti per uno uno per tutti porta sfiga) ma un ribaltamento finale  ci dice che c’è di più. E fa venire in mente la tv del quartetto Cetra ibridata da uno special sociologico,  fa venire strani pensieri sul cinema italiano, fa pensare che i quattro si siano divertiti più di noi a inventare sul posto certe battute da uscita serale al bar. Il film è come il titolo: ridondante e con la minaccia di un sequel, nelle corde di Veronesi. L’armata Brancaleone? Alla memoria.

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